Sono passati 30 anni e sulla sorte del magistrato, che indagò su diverse operazioni finanziarie poco trasparenti, è calato un silenzio che sa di resa da parte dello Stato.
Sabato 2 Luglio 1994, dopo aver salutato la moglie Nicoletta dandole appuntamento per il pranzo, Paolo Adinolfi uscì di casa. Verso le 9:00 entrò nella biblioteca del Tribunale Civile di Roma in viale Giulio Cesare, dove in precedenza aveva lavorato per diversi anni: prima alla sezione fallimentare, poi alla seconda civile. Subito dopo si recò allo sportello bancario che si trovava all’interno del tribunale per trasferire un conto corrente all’agenzia della Corte d’Appello di via Varisco, dove era stato appena trasferito. Proprio lì venne visto intorno alle 10:00 e all’ufficio postale interno pagò alcune bollette della madre.
Dopo una serie di altri spostamenti per fare alcune commissioni, verso le 11:00 il magistrato dall’ufficio postale del Villaggio Olimpico spedì alla moglie un vaglia di 500mila lire. Poi avrebbe preso un autobus per raggiungere l’abitazione della madre nel quartiere Parioli, dove, nella cassetta della posta, furono ritrovate le chiavi di casa dell’uomo e quelle della sua BMW 316. Alle 12:30 venne visto da un collega sull’autobus n. 4, che dai Parioli portava a piazza Zama. Sarebbe apparso sereno e avrebbe parlato dei suoi due figli, Giovanna e Lorenzo. In via XX settembre il collega scese, mentre Adinolfi rimase sul bus. Da quel momento si persero le tracce del giudice, che scomparve nel nulla.
Amante del suo lavoro e stacanovista, era considerato un vero duro che non faceva sconti a nessuno nonostante si occupasse di vicende assai scottanti e attorno alle quali giravano moltissimi soldi, come lo scandalo che investì le società Casina Valadier che a Roma controllavano una catena di bar e ristoranti.
Nel corso degli anni tante sono state le ipotesi sulla triste sorte toccata al giudice, in particolare si è cercato di risalire a ciò che sapeva e aveva visto quando lavorava al Fallimentare. Nel 1992 si era occupato del crac della Fiscom, società attorno alla quale gravitavano figure dei Servizi segreti e della criminalità organizzata, una vicenda nell’ambito della quale venne condannato in primo grado Enrico Nicoletti, considerato il cassiere della Banda della Magliana. Per questo motivo, per diversi anni a Roma girò la voce che il magistrato fosse stato sepolto proprio sotto la villa che un tempo era appartenuta al Nicoletti. Altra questione delicatissima fu quella relativa ad Ambra Assicurazioni per cui, pochi giorni prima di sparire, Adinolfi aveva contattato telefonicamente Carlo Nocerino, pubblico ministero di Milano titolare dell’inchiesta per bancarotta, al fine di offrire il proprio contributo. Il magistrato romano, però, non arrivò mai a testimoniare sul caso.
Nonostante gli inquirenti fossero convinti dell’ipotesi delittuosa, l’inchiesta sulla scomparsa di Paolo Adinolfi è stata definitivamente archiviata. La famiglia non si dà pace: secondo i figli e la moglie del giudice, nell’oscuro intreccio di interessi politici e criminali di quei tempi ci sarebbe la chiave del giallo. E poi c’è sempre quella lettera che Adinolfi aveva lasciato alla moglie, da leggere solo dopo la sua morte. Una specie di testamento spirituale di chi è consapevole di essere entrato nel mirino di gente molto pericolosa e che non sarà facile uscirne vivo.
Una spettatrice di “Chi l’ha visto?”, il 25 Ottobre 1994, ha chiamato la trasmissione per riferire di aver visto Adinolfi nel mese di Luglio sul treno Bologna-Torino e di aver parlato con lui. Durante la puntata del 15 Novembre 1994, il bibliotecario Marcello Mosca ha confermato di aver visto il magistrato la mattina della scomparsa in compagnia di un uomo di 30-35 anni, di media statura, ben vestito. Nello Speciale “Chi l’ha Visto?” del 30 Giugno 1995, il parroco di San Valentino ha riferito di alcune telefonate anonime che parlavano di un assassinio del giudice. Già il 25 Ottobre 1994 alla trasmissione era giunta una chiamata anonima che annunciava la morte di Adinolfi, ma anche allora la notizia non aveva avuto alcun riscontro.