Quanto costa un detenuto allo stato Italiano ?
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Quanto ci costa ogni giorno una persona in carcere? Com’è ripartita la spesa penitenziaria? Perché non si lavora in carcere? Come pagare di meno un detenuto?
La giustizia italiana, si sa, è lenta, costosa e complessa: i processi sono lunghi, a volte interminabili; per accedere ad un giudizio, di solito, la parte attrice deve sborsare di tasca propria i costi iniziali che, solamente se al termine di tutto il processo risulterà vittoriosa avrà la possibilità di chiedere indietro alla parte soccombente. A tutto ciò si aggiungono le incertezze tipiche di ogni giudizio: scioperi, astensioni, cambi dell’organo giudicante, rinvii per carichi di ruolo e tante altre variabili che portano alle calende greche la sentenza finale. Le complicazioni della macchina giudiziaria non si fermano qui, ma proseguono anche dopo: nel processo penale, infatti, la strada che l’imputato percorre non si ferma al procedimento, cioè alle udienze celebratesi nelle aule di giustizia, ma, in caso di condanna, prosegue. Si tratta della fase esecutiva, cioè di quella in cui la persona ritenuta responsabile di un crimine deve scontare la sua pena. Ora, se trattasi di incensurato, difficilmente alla prima condanna si va in prigione: tra attenuanti generiche, sospensione condizionale e affidamento in prova, in genere è improbabile andare in gattabuia, a meno che non sia stato commesso un delitto davvero grave.
La situazione dei carceri in Italia
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Il quadro generale non può non partire dai numeri, che vengono costantemente aggiornati dal Garante per i detenuti. Al 25 novembre 2024, secondo i dati pubblicati nel rapporto, il numero delle persone in carcere risulta di 62.410, su una capienza di 51.165 ma 46.771 posti effettivi. Cifre che portano l’indice nazionale di sovraffollamento al 133,44%.
Spiega il Garante che “tale criticità è dovuta all’attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e in alcuni casi di intere sezioni detentive” (come per esempio nella casa circondariale di Milano San Vittore, dove l’indice di sovraffollamento si attesta al 231,49%).
Nel complesso sono 151 gli istituti con un indice di affollamento superiore al consentito; in 60 risulta pari o superiore al 150%. Guardando alle singole regioni, ben 18 registrano un tasso superiore agli standard. Sovraffollamento particolarmente alto in Puglia (170,63%), Basilicata (158,22%), Lombardia (153,69%), Veneto (148,81%) e Lazio (147,49%) dovuto – come si legge nel documento – dal divario in negativo tra capienza regolamentare e posti regolarmente disponibili e “tale da dover necessariamente orientare in termini logisticamente mirati i preannunciati interventi legislativi in tema di edilizia penitenziaria”.
La condanna dell'ergastolo in Italia
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L’ergastolo in Italia è la massima pena prevista dall’ordinamento giuridico. Venne introdotto per la prima volta nel 1890 dal Codice Zanardelli ed è previsto solo per i reati più gravi. L'articolo che disciplina l'ergastolo è il numero 22 del Codice penale, che lo indica come una pena definitiva perpetua. Questo significa che chi lo riceve viene condannato a scontare la prigionia per tutta la propria vita. Ma nella pratica le cose non stanno sempre così.
Il Codice penale prevede espressamente i casi in cui comminare l'ergastolo: i condannati sono coloro che si macchiano di delitti estremamente gravi e che per le loro colpe vengono indicati come soggetti socialmente pericolosi. In questa categoria rientrano alcuni reati come l’omicidio e i delitti legati alla criminalità organizzata. L’ergastolo è inoltre usato come “riassunto” nel caso in cui vengano ascritti più reati unificati dal vincolo della continuazione con una pena complessiva pari o superiore a 24 anni: spetta però al giudice decidere se i reati commessi rientrano nelle fattispecie che permette questa trasformazione.
L’ergastolo semplice prevede una detenzione a vita ma concede al condannato o alla condannata la possibilità di usufruire dei benefici e di alcune libertà concesse dalla legge, nel caso in cui mantenga una buona condotta, diventi collaboratore di giustizia e non risulti pericoloso per la società.