Screenshot 2025 03 28 at 12 10 25 Artur Karaboja Cerca con GoogleOriginario di Durazzo, Artur era giunto in Italia nei primi anni Novanta, nel pieno dell’esodo albanese. Ancora minorenne, fu accolto da una famiglia a Fondo, dove si specializzò nel lavoro di falegname e si integrò nella comunità. Viveva a Cavareno con la compagna, dalla quale aveva avuto due figli. Secondo la sorella Hajrije, Artur non avrebbe mai potuto scegliere di togliersi la vita, soprattutto per via del profondo legame con i figli.

A rafforzare i dubbi della famiglia sono due perizie: una medico-legale, firmata dal professor Luigi Papi dell’Università di Pisa, che analizza le fotografie e i verbali dell’epoca; l’altra redatta dalla criminologa Cristina Brondoni, che evidenzia incongruenze nelle testimonianze raccolte nel 2016.

Quel giorno, Karaboja aveva iniziato la mattina con un caffè insieme a un amico e, a detta di quest’ultimo, non mostrava segni di disagio. Intorno alle 15:30 avrebbe però chiamato la compagna, da cui si era recentemente separato, chiedendole con voce agitata di raggiungerlo. Quando la donna arrivò, lo trovò impiccato a una trave della soffitta.

Ora, dopo anni di silenzi e dubbi, la verità potrebbe essere più vicina.