Il processo è iniziato il 23 settembre. Durante la prima udienza i giudici avevano accolto la richiesta di procura e difesa di non sentire testimoni, ritenendo che fosse sufficiente quanto era stato ricostruito durante le indagini. Erano inoltre stati ammessi come parte civile solo i familiari di Cecchettin: il papà Gino, i fratelli Elena e Davide, lo zio Alessio e la nonna Carla Gatto. Nell’atto di richiesta di costituzione di parte civile Gino Cecchettin aveva chiesto un risarcimento danni di circa un milione di euro. Turetta non era in aula. Il suo avvocato aveva fatto sapere che non avrebbe chiesto la perizia psichiatrica, dunque non avrebbe messo in dubbio la salute mentale del 22enne: poteva quindi essere processato.
Turetta fu sentito dai giudici durante la seconda udienza, il 25 ottobre. In quell’occasione il 22enne aveva ripercorso tutte le fasi del femminicidio di Cecchettin, che aveva ricostruito anche in una memoria scritta di 40 pagine consegnata alle parti. Alla domanda sul perché avesse ucciso Cecchettin, Turetta aveva risposto: «L’ho uccisa perché non voleva tornare con me». Alla fine dell’udienza, il presidente della Corte d’Assise di Venezia aveva annullato quella successiva, prevista per il 28 ottobre, perché difesa, accusa e parti civili erano riuscite a interrogare l’imputato. Il processo era quindi stato aggiornato al 25 e 26 novembre per la discussione finale.
Ricostruendo le fasi dell’aggressione e il rapporto precedente tra Turetta e Cecchettin, il pubblico ministero aveva sostenuto la premeditazione e la crudeltà nel femminicidio, oltre a confermare l’accusa di stalking. In particolare l’accusa si era soffermata sulla lista scritta quattro giorni prima del femminicidio dallo stesso Turetta con gli oggetti per uccidere Giulia Cecchettin, e sulla crudeltà di Turetta nei vari momenti dell’aggressione. Per l’accusa, inoltre, Turetta studiò in modo dettagliato un piano che avrebbe potuto abbandonare in qualsiasi momento avendo «tutte le possibilità e gli strumenti culturali per scegliere».
È attesa per oggi, martedì 3 dicembre, la sentenza della Corte d’Assise di Venezia per il femminicidio di Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023 da Filippo Turetta. Il caso è uno dei più seguiti e discussi in Italia degli ultimi anni. Turetta, reo confesso, è accusato di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, oltre che sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking: il 25 novembre il pubblico ministero aveva chiesto che fosse condannato all’ergastolo. Saranno i giudici a stabilire la pena a cui eventualmente sarà condannato Turetta. La sentenza dovrebbe essere letta nel pomeriggio.