Oltre alle aggressioni con l'acido, emerse anche un tentativo di evirazione ai danni di Antonio Margarito. Era il 20 maggio del 2014. Poco dopo le 23.15, la polizia ricevette una richiesta di intervento al Quark Hotel di Milano, dove un uomo si era presentato con una ferita alla mano, raccontando l'aggressione. Margarito ricordò di essere stato contattato da Martina Levato, una giovane che aveva conosciuto precedentemente, che gli aveva chiesto di rivederlo.
Una volta incontratisi, l'uomo era salito sulla macchina di Martina, che lo aveva condotto in un luogo appartato nel parcheggio dell'hotel milanese, "per poi ivi sedersi con la vittima sul sedile posteriore dell'auto a due porte, appositamente per impedirgli la fuga mentre lo colpiva". La vittima, si legge nella sentenza, "dopo essersi abbassato i pantaloni, seduto sul sedile posteriore dell'auto della Levato che iniziava a masturbarlo, quindi gli chiedeva di chiudere gli occhi facendogli credere di volergli praticare un rapporto sessuale orale, per colpirlo invece con un coltello nascosto nell'auto - si proteggeva con la mano dalle coltellate".
L'uomo dapprima chiuse gli occhi, "ma poi per istinto li riapriva e poteva notare che la ragazza brandiva un coltello e che lo stava per dirigere pericolosamente sul suo pene". Dopo essersi difeso, procurandosi diverse ferite, Margarito riuscì a uscire dalla macchina e scappò. Martina nel frattempo chiamò i soccorsi, riferendo una storia di violenza sessuale e incolpando l'uomo, anche per fatti risalenti all'estate precedente. Le indagini però mostrarono l'invio "nei giorni immediatamente precedenti, dei messaggi Whatsapp, ovvero tramite il social network Facebook" e telefonate alla vittima per chiedergli un appuntamento ed attirarlo nell'agguato", segno di una premeditazione del tentativo di evirazione.