Screenshot 2024 10 30 at 11 55 10 il delitto della cattolica Cerca con GoogleSono le 8,45, è un lunedì mattina di fine luglio, è piena estate. L’università è ancora vuota, ma c’è qualcuno davanti all’ingresso le guardie con le sirene accese: è la squadra omicidi. Poco prima un seminarista dei Padri Salesiani, tale Mario Toso (oggi vescovo e docente), passando davanti al dipartimento di Studi religiosi sente un rumore provenire dal bagno delle ragazze: è l’acqua che scorre da un rubinetto lasciato aperto. È contrario agli sprechi, dirà poi agli inquirenti, entra e vede qualcosa di spaventoso per cui scappa dai bagni in preda al panico. Poco dopo, una studentessa entra nei bagni e vede a terra il corpo di una giovane donna, stesa su un braccio, sembra che dorma su di una pozza di sangue, il suo. Il sangue è ovunque: a terra e sulle pareti e c’è una macchia anche sulla porta del bagno. La ragazza è stata uccisa con 33 coltellate inferte da una lama lunga almeno 15 centimetri o almeno così risulta dalle perizie perché l’arma del delitto non verrà mai ritrovata. Ha provato a difendersi, anche questo emerge. A terra c’è la sua borsa con dentro un foulard, un campionario di stoffe, 3mila lire e dei franchi francesi, dei cosmetici ancora incartati e un dizionario appena acquistato. Ci sono i suoi documenti: è Simonetta Ferrero ed è scomparsa da due giorni. Ha incontrato il suo assassino quel sabato mattina stesso in cui è scomparsa.