Dopo il delitto, il ragioniere ha trasportato la vittima nel secondo motel. E qui ha oltrepassato ogni più malata fantasia, facendo sesso col cadavere. Lui ammette. Dice: «Era un gioco erotico». E quanto alla parte finale: «ho perso la testa, sono andato in tilt». Nella sua Suv Hyundai c’è però un video, girato con tre microcamere, una delle quali nascosta nell’orologio: ha ripreso il delitto e i rapporti sessuali dell’uomo con il cadavere di Lavinia. A casa, di filmati autoprodotti, e tanto di montaggio finale, con diverse prostitute, Pizzocolo ne ha molti altri. Ha un hard disk criptato. Una boccetta di etere. E, si dice, cinque conti correnti. Infine, per numero di motel ed escort di lusso, una vita piuttosto dispendiosa rispetto allo stipendio di 1800 euro mensili come contabile in un’azienda di Pero. Omicidio. Necrofilia. Un video con delitto. Ce n’è abbastanza per suscitare allarmismi. Lui non parla più, avvelendosi della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti visionano i film e chiedono allora aiuto ai cittadini: «chi sa qualcosa di lui, parli».
Non passa molto tempo che un’altra prostituta risponde all’appello: Gabriela. Racconta agli investigatori che esattamente un mese prima dell’omicidio, anche lei aveva rischiato grosso con Pizzocolo, presentatosi ancora come Giorgio. L’avrebbe portata in un motel chiedendole invano di vedere un porno. «Durante questi momenti lui ha continuato a fumare, ho notato che si è composto una sigaretta artigianale nella quale unitamente al tabacco ha mischiato della polvere bianca, presumo che fosse droga». Poi «ha cambiato umore, è diventato aggressivo e mi ha chiesto con irruenza di vedere il film porno. Gli ho risposto con tono alterato che non ero intenzionata a vedere questo genere di film. Lui a questo punto, sempre più arrabbiato mi ha detto: “Ti faccio vedere come si gioca con una donna”». Ed è a quel punto che sarebbero sbucate ancora una volta le fascette autobloccanti, piazzate però a mani e caviglie: «Io ho iniziato ad urlare e lui per farmi stare zitta mi ha dato due pugni che mi hanno stordito. Sono rimasta nella stanza del motel per circa 2 ore e mezza. Nonostante fossi stordita per i pugni presi mi sono resa conto che Giorgio mi aveva sollevata di peso e trasportata fino alla macchina, mettendomi all'interno del bagagliaio della sua autovettura. Ha chiuso il portellone ed è ripartito».