A quel punto, come spiegato a ilGiornale.it dal luogotenente Giulio Buttarelli, i carabinieri decisero di "pedinare la signora Biancaniello". Le intercettazioni infatti avevano catturato una conversazione tra la donna e il titolare di un magazzino, a proposito di qualche oggetto ingombrante che doveva essere recuperato. Così, alle 11 del 14 dicembre 2017, Antonietta Biancaniello uscì da casa, diretta al magazzino. Dietro la Lancia Y della madre di Rullo procedevano i carabinieri. Una volta che la donna giunse al magazzino, sulla sua automobile venne posizionato con un muletto un bidone blu, poi coperto con dei cartoni. "Dopo aver caricato il bidone all’interno dell’auto e aver percorso qualche chilometro - ha raccontato Buttarelli - fece una cosa che ci spiazzò: parcheggiò la macchina in doppia fila e si fermò al bar a prendere un caffè". Un comportamento anomalo per una donna che poteva avere un cadavere nel bagagliaio: "Per questo pensammo che potevamo aver preso un granchio". Una volta risalita in auto, la donna continuò per la sua strada. "Decidemmo di farla fermare da un’altra pattuglia, facendo passare l’accertamento come un controllo di routine su strada", ha spiegato Buttarelli. Una volta bloccata la Lancia Y della donna, i carabinieri portarono il bidone in caserma per controllarne il contenuto. E lì trovarono il cadavere di Andrea La Rosa. Il calciatore era stato ucciso.
Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, La Rosa venne attirato in una trappola ben ordita da Raffaele Rullo e da Antonietta Biancaniello. La coppia killer infatti aveva già predisposto tutto il necessario per compiere l’omicidio: "Dall’analisi dei file riscontrammo che c’era stata una chiara pianificazione del delitto", ha rivelato alla nostra redazione il luogotenente Buttarelli.
Raffaele Rullo aveva cercato su Internet “parole come ‘acido’, ‘acido forte’, ‘ascia’, ‘motosega’, ‘teli protettivi’”. Non solo. "Riuscimmo a ricostruire che, più di una volta, Rullo aveva disdetto l’incontro con La Rosa perché non aveva a disposizione tutto il materiale per dare seguito al piano criminale". Prima dell’appuntamento con La Rosa, Rullo si era procurato il fusto in cui venne ritrovato il corpo, diverse taniche di acido cloridrico, che sarebbero potute servire per eliminare ogni traccia del cadavere, e dei potenti narcotici. L’uomo inoltre aveva acquistato una motosega che, secondo gli inquirenti, sarebbe dovuta servire per il depezzamento del corpo, i cui tentativi (non riusciti) vennero rilevati a livello della gola della vittima. "Andrea La Rosa fu narcotizzato con le benzodiazepine - ha ricostruito il luogotenente Buttarelli, riportando le conclusioni del medico legale - e morì per soffocamento causato da due fattori, per inalazione dei fumi dell'acido e per la costrizione all'interno del bidone in cui era stato chiuso".
Per l’omicidio di Andrea La Rosa, Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello vennero condannati all’ergastolo per omicidio pluriaggravato, soppressione di cadavere e tentato omicidio, nonostante l’intenzione della madre di prendersi tutta la colpa. Nello stesso processo, madre e figlio vennero accusati e condannati anche per un’altra vicenda: il tentato omicidio di Valentina Angotti, allora moglie di Raffaele Rullo. Nelle motivazioni che accompagnavano la sentenza di Appello, il giudice definiva Rullo come "ideatore, istigatore, e forse determinatore del tentato omicidio di Valentina Angotti, al solo scopo di incassare i soldi dell’assicurazione che lui stesso aveva stipulato sulla vita della moglie". Anche per l'omicidio La Rosa il movente sarebbe da ricercare nei soldi, quelli che la vittima aveva prestato a Rullo e che lui non aveva intenzione di restituire.
La Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna nell’aprile del 2022, sottolineando come la sentenza di appello fosse stata "chiara nell’evidenziare l’assenza di qualunque disturbo di origine mentale o psichico" e di attribuire a Rullo una "piena capacità di intendere e di volere".