Tra il 1° settembre e l’8 novembre del 2004 – quando Sonya Caleffi è in servizio – l’ospedale Manzoni conta diciotto decessi di pazienti anziani. Un aumento anomalo che insospettisce i sanitari. La donna viene arrestata il 15 dicembre e confessa di aver ucciso cinque persone: Maria Cristina, Biagio La Rosa, Teresa Lietti, Ferdinando Negri ed Elisa Colomba Riva. La donna è quasi sollevata al pensiero di essere stata beccata.
Sonya Caleffi afferma di aver avvertito il bisogno di sentirsi importante e di non aver praticato l’eutanasia. Chiede perdono e fa mea culpa:“Io praticavo quegli interventi perché mi piaceva che tutti accorressero in tempo a salvare i pazienti”, la sua versione. La trentaquattrenne descrive con estrema precisione la modalità degli omicidi e racconta tutto, senza risparmiarsi. Ma c’è di più: dopo la notizia delle morti di Lecco, l’amministrazione dell’ospedale Sant’Anna di Como inizia a indagare sugli otto decessi avvenuti durante il periodo di servizio di Sonya Caleffi. Stesso discorso per le altre strutture. L'inchiesta verrà archiviata il 28 novembre 2005.
Sonya Caleffi il 18 dicembre 2004 viene trasferita al Sant’Anna di Como, nel reparto detenuti, mentre l’11 febbraio 2015 viene trasferita all’Opg di Castiglione delle Stiviere. A marzo la donna ritratta la confessione e sostiene di non ricordare più di avere ucciso. Il 14 dicembre 2007, Sonya Caleffi viene condannata per cinque omicidi (Maria Cristina, Biagio La Rosa, Teresa Lietti, Ferdinando Negri, Elisa Colomba Riva) e due tentati omicidi (Giuseppe Sacchi, Francesco Ticli) a una pena di venti anni di reclusione. Il 3 marzo 2008 la Corte d’assise d’appello di Milano conferma la condanna. Scontati quattordici anni tra San Vittore e Bollate, il 25 ottobre 2018 Sonya Caleffi viene rilasciata. Afferma di essere pentita: “Sono cambiata, sono un’altra persona. Quello che desidero adesso è solo un po’ di normalità”. Al suo fianco, come sempre, i due genitori.