Il primo assassinio avviene nel 27 dicembre del 1983. Giancarlo Giudice incontra la prostituta Francesca Pecoraro e la uccide a casa sua: la quarantenne viene strangolata e bruciata in un’auto alla periferia di Torino. La sua identità verrà scoperta solo nell’agosto del 1986 grazie al lavoro della polizia scientifica. Ma Giudice non si ferma. Pochi giorni dopo, il 3 gennaio del 1984, incontra Giovanna Bricchi: la sessantaquattrenne viene strangolata e gettata nel Po. Passa una settimana e uccide un’altra passeggiatrice, la quarantottenne Annunziata Pafundo: anche lei viene strangolata, ma il suo corpo viene abbandonato privo di vestiti a Settimo Torinese.
Come evidenziato da Ruben De Luca nel suo libro “Serial killer”, Giancarlo Giudice sceglie sempre lo stesso tipo di vittima – prostitute “vecchie e brutte” – perché prova un piacere particolare ad accanirsi su di loro. Ma non solo. In questo tipo di vittime vi rispecchia l’immagine della matrigna sempre odiata, rea di aver preso il posto della madre.
La furia omicida di Giancarlo Giudice non si placa: il 7 aprile del 1985 uccide a coltellate Addolorata Benvenuto, il 2 marzo del 1986 strangola e getta in un canale Maria Corda, mentre il 30 marzo seguente elimina a colpi di pistola Maria Galfrè. Il 2 aprile la vittima è la sessantasettenne Laura Belmonte, mentre il 22 maggio è Clelia Mollo. Entrambe vengono strangolate. Infine, il 28 giugno è il turno di Maria Rosa Paoli: la trentasettenne, ex terrorista affiliata ai Nap, viene ammazzata a colpi di pistola e gettata in un canale nei pressi di Santhià.