Nei mesi successivi ritorna la "calma", e con essa l'incertezza sulla sorte del ragazzo. Per giunta, nell'agosto 1989 i Casella rischiano di cadere vittime di un atto di sciacallaggio: due finti banditi pugliesi chiedono quel mezzo miliardo che la famiglia aveva dichiarato di possedere. Ma vengono fermati grazie a un'agente di polizia travestita da "Mamma Coraggio". Ad ottobre i veri banditi riducono la cifra del riscatto a un miliardo. A novembre la famiglia li avverte di esser pronta a pagare previa la solita prova in vita, la quarta, che i rapitori sono a loro volta pronti a inviare. Ma Vincenzo Calia, sostituto procuratore della Repubblica a Pavia, incaricato dell'inchiesta, decide che del pagamento dovranno occuparsi i carabinieri dei GIS (Gruppo di Intervento Speciale): la banda se ne accorge e il primo tentativo va a vuoto. Un secondo, decisivo, è stabilito per la notte di Natale 1989; la prova in vita però non arriva, così scatta un'operazione volta a catturare gli esattori: i GIS si presentano all'appuntamento e riescono nel loro intento: l'arrestato, neutralizzato da una pallottola alla gamba, è Giuseppe Strangio, latitante. I soldi, naturalmente, ritornano a Pavia.
Il risalto dei giornali, dopo i fatti di giugno, è minore: non solo per le richieste di silenzio-stampa da parte di famiglia e inquirenti, ma anche per i contemporanei eventi storici internazionali: la fine dei regimi comunisti in Europa, la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) e la rivolta in Romania culminata con l'arresto e l'esecuzione (25 dicembre) del dittatore Nicolae Ceaușescu. Così termina il 1989, momento determinante per le sorti del pianeta, ma anche l'anno che un ragazzo nel frattempo ventenne ha trascorso per intero incatenato in una buca.