Nel 2010, dopo quasi tre anni, finalmente arrivano i risultati dei test del DNA. Il DNA ricavato dalle ossa ritrovate, comparato dapprima con quello del figlio di Libero Ricci, Claudio e successivamente con quella della sorella di Claudio e figlia dello scomparso, danno esito negativo. Le ossa non appartengono a Libero Ricci (il cui DNA al 50% era stato, appunto, campionato dai figli), ma sono i resti di cinque individui differenti: 3 femmine, classificate in “F1”, “F2”, “F3” e 2 maschi, catalogati in “M1” e M2”, le cui morti sono avvenute in un arco temporale che va dal 1989 al 2006.
L’Istituto di Medicina Legale di Roma attribuisce il teschio, le vertebre e l’emicostato destro, con la particolarità dei denti usurati ed esiti di fratture costali, a una donna tra i 45 e i 55 anni, la cui epoca della morte risale tra il 2002 e il 2006 e che verrà appunto classificata come “F1”. La tibia destra appartiene a “F2” una seconda donna, deceduta tra il novembre del 1992 e il febbraio del 1998, di una età compresa tra i 20 e i 35 anni.
La fibula destra appartiene alla terza donna “F3”, morta tra il 1995 e il 2000, tra i 35 e i 45 anni.
Il resto delle ossa appartengono a due uomini: scapola e arto superiore destra è attribuito a “M1”, morto tra il 2002 e il 2006, tra i 40 e i 50 anni di età e il femore destro a “M2”, tra i 25 e i 40 anni, morto tra il 1986 e il 1989.
Partono le ricerche tra le persone scomparse tra il ’92 e il 2006 a Roma, ma non vengono riscontrate corrispondenze. A seguito dell’esito dei risultato del DNA la Procura della Repubblica di Roma avvia una nuova indagine per omicidio volontario plurimo e occultamento di cadaveri. In definitiva, seppur non tutte le ossa sono state sottoposte all’esame del DNA, nessuna risulta appartenere a Libero Ricci.