Gli inquirenti formulano diverse ipotesi sull’identità di colui che ha lasciato le ossa nel luogo del ritrovamento. Inizialmente si pensa ad un necrofilo, un ladro di tombe, magari impiegato nel settore delle pompe funebri o del cimitero, qualcuno che abbia avuto accesso alle spoglie dei morti. Ma secondo il professor Cipolloni, il medico legale che esaminò i resti, l’ipotesi è da scartare. Sulle ossa, infatti, non sono presenti tracce di zinco o altri materiali con cui di solito vengono fabbricate le bare. I resti, inoltre, risalgono a epoche molto lontane tra loro, il che significa che il collezionista ha operato per molti anni e forse in diverse regioni d’Italia.
Nel 2017 il DNA di F2, la più giovane delle donne le cui ossa sono state usate per disegnare lo scheletro romano, è stato comparato con esito negativo con quello di Alessia Rosati, ventunenne scomparsa a Roma il 23 luglio del 1994. Nulla si sa, invece, dell’ignoto collezionista, la cui identità rimane, tuttora, un mistero.
L’inchiesta per omicidio e occultamento di cadavere è stata archiviata nel 2011, non prima, però, di aver svelato una impressionante verità dai risultati del DNA mitocondriale: F1, la donna a cui appartengono il teschio e la spina dorsale dello scheletro è legata da un vincolo biologico di parentela con la mamma di Libero Ricci, Rebecca Moscato, morta nel 1987.
L’ipotesi del serial killer appare inverosimile perché manca la ripetitività delle azioni: mancano elementi dal 2007 a oggi e l’intervallo tra un’ipotetica uccisione e l’altra appare eccessivamente lungo per un assassino seriale. Dagli elementi raccolti nel corso delle indagini è molto più plausibile la tesi, sostenuta anche dal medico legale, che si possa trattare di un necrofilo collezionista che si è sbarazzato dei suoi macabri cimeli. Non si può però non tenere conto che chi ha ricomposto la struttura ossea ha sicuramente una perfetta padronanza dell’anatomia umana, in quanto nella ricostruzione dello scheletro non vi è nessun osso che compare più di una volta. Nonostante questo mese ricorrano tredici anni dal ritrovamento dello scheletro, ad oggi restano tanti interrogativi.
- I resti umani delle cinque persone sono il risultato di 5 omicidi?
- L’autore, nel ricomporre lo scheletro con i resti umani di persone diverse, si è voluto fare gioco degli investigatori come nel film “Il collezionista di ossa” o ha voluto lasciare agli stessi degli indizi per ricostruire l’identità delle vittime?
- In ultimo, è solo una coincidenza che “F1” risulta avere parentela con Libero Ricci, l’uomo scomparso?
Un cold case tutto italiano che va ben oltre la trama del film statunitense.