Screenshot 2024 10 12 at 21 56 18 serena mollicone Cerca con GoogleSerena Mollicone nasce ad Arce il 18 novembre 1982. A crescerla, da solo, il padre Guglielmo, insegnante di una scuola elementare: la madre se ne andò per una grave malattia quando lei aveva solo sei anni. L’estate della sua morte, Mollicone avrebbe dovuto sostenere l’esame di maturità al liceo socio-psico-pedagogico Vincenzo Gioberti nel Comune di Sora. Il 1° giugno 2001 esce di casa per andare all’ospedale di Isola del Liri. In agenda c’era una radiografia ai denti. Poi aveva un appuntamento con il ragazzo che frequentava. Quel giorno non torna a casa. In serata il padre lancia l’allarme e si iniziano a raccogliere informazioni in giro. La proprietaria di un bar assicura di averla vista nel suo locale con altri ragazzi. Il carrozziere Carmine Belli conferma questa versione: ha visto Mollicone davanti a quel bar. Litigava con un ragazzo dai capelli biondi.

Due giorni dopo, intorno all’ora di pranzo, una squadra della Protezione Civile trova Mollicone. È morta: il suo corpo è dietro un cassone della spazzatura abbandonato, coperto con rami e foglie. Del nastro adesivo tiene chiusa la sua bocca. Scotch e fil di ferro le legano mani e piedi. Si ipotizza una morte per asfissia, che verrà poi confermata dall’autopsia. Nei pressi, i suoi libri di scuola.

Prima che venisse trovata la salma, il maresciallo Franco Mottola aveva bussato a casa Mollicone. Lì aveva preso il diario della vittima. Emergerà negli anni a venire che nei verbali ufficiali del diario non c’è traccia. I carabinieri poi tornano nell’abitazione della giovane e cercano il suo cellulare - vicino al suo corpo non c’era – senza però trovarlo. Tre giorni dopo quella perquisizione, il cellulare sbuca nel primo cassetto del comodino in camera della ragazza. Attira l’attenzione un contatto in particolare, quello denominato in rubrica “Diavolo” (con il numero 666). Anni dopo gli inquirenti sosterranno che fosse soltanto un tentativo di depistaggio: chi ha ucciso Mollicone ha creato un contatto falso per far perdere le proprie tracce.



Screenshot 2024 10 12 at 22 04 40 carmine belli Cerca con GoogleIl 9 giugno 2001 ad Arce si celebrano i funerali della ragazza. Il padre viene prelevato durante la cerimonia. Gli viene chiesto di andare in caserma. Ufficialmente avrebbe dovuto solamente firmare l’atto di ritrovamento del cellulare della figlia, ma quella mossa accese i sospetti sul suo possibile coinvolgimento in quanto successo. Il maresciallo Mottola disse di aver ricevuto l’ordine di portare Guglielmo Mollicone in caserma direttamente dal procuratore di Cassino, Gianfranco Izzo. Lui poi smentì.

Oggi sappiamo che in quel periodo, mentre le indagini giravano a vuoto, c’era chi cercava capri espiatori. Uno di questi fu il carrozziere Carmine Belli: nel 2003 viene rinviato a giudizio per l’omicidio di Serena Mollicone. Era lo stesso uomo che due anni prima aveva dichiarato di aver visto la ragazza litigare con un ragazzo biondo. Quel ragazzo era Marco Mottola, figlio del maresciallo di Arce. Belli fu dichiarato innocente in tutti e tre i gradi di giudizio, nel 2006. Passò 18 mesi in carcere.


 
Screenshot 2024 10 12 at 22 06 38 Omicidio Serena Mollicone la storia del caso dal delitto al processo Sky TG24La procura di Cassino proseguì le indagini. Emerge che Serena Mollicone aveva l’intenzione di denunciare Marco Mottola: spacciava hashish e forse utilizzava come copertura la caserma. Nel 2008 un carabiniere di Arce, Santino Tuzi, si suicida in auto sparandosi con la pistola d’ordinanza. Soltanto pochi giorni prima aveva rivelato agli inquirenti che il 1° giugno 2001 Mollicone era entrata in caserma. Lui però non l’aveva mai vista uscire. Poi ritrattò. Il suo suicidio venne inizialmente attribuito al fatto che avesse un’amante. Si inizia a guardare meglio tra le mura della caserma.

Nel 2011 vengono accusati di omicidio volontario e occultamento di cadavere Franco Mottola, la moglie e il figlio. Il giorno dell’omicidio, Mollicone aveva avuto un litigio davanti al bar con Mottola. Serena avrebbe dimenticato i suoi libri nell'auto del ragazzo. Quindi, si sarebbe recata in caserma, nell'appartamento dei Mottola, per recuperarli. E lì si era riaccesa la discussione, con esito fatale. Quattro anni dopo la Procura di Cassino chiede l’archiviazione: nessuna prova è stata trovata nei loro confronti. Il Gip però si oppone e viene riesumato il cadavere di Serena Mollicone. Viene stabilito che la ferita sulla testa della ragazza è compatibile con un segno trovato sulla porta della caserma. Nel 2020 vengono rinviati a giudizio tutti e tre per la morte della ragazza. Imputati anche il carabiniere Quatrale – che era con Tuzi il 1° giugno 2001 e che lo avrebbe anche istigato al suicidio, altro capo d'accusa nei confronti – e il brigadiere Suprano, per favoreggiamento.

La tesi è che Mollicone fu colpita dentro la caserma da Marco Mottola. Poi perse i sensi e per lei si aprirono ore di agonia. Poi fu soffocata con il nastro adesivo. Invece che prestarle soccorso, i genitori del ragazzo lo aiutarono a sbarazzarsi del corpo. Prima dell’inizio del processo, Guglielmo Mollicone muore. Era il 31 maggio 2020. La prima udienza si tiene il 19 marzo 2021. Ne seguono altre 46, al termine delle quali – siamo ormai nel 2022 – i pm chiedono 30, 24 e 21 anni di reclusione per Franco, Marco e Anna Maria Mottola, 15 e 4 anni per i carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano. Tutti assolti. Si va in appello. L’accusa chiede una condanna a 24 anni di carcere per l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, 22 anni per la moglie Anna Maria e per il figlio Marco. Chiesta anche la condanna a 4 anni per favoreggiamento per Suprano. Si punta invece a confermare l'assoluzione per il militare Quatrale.

 


 
“Sappiamo chi è stato, una verità esiste”: questa è la dura condanna morale del parroco ed è difficile non ipotizzare a chi sia diretta. Sferzanti accuse alla famiglia Mottola sono state lanciate da Antonio Mollicone, lo zio di Serena, che ha rilasciato insieme al parroco forti dichiarazioni a Famiglia Cristiana. “Abbiamo portato fatti evidenti, eclatanti e concordanti, che non sono stati presi in considerazione”, ha spiegato Antonio Mollicone, che ha ereditato questa battaglia civile dal fratello Guglielmo, il padre di Serena, morto di crepacuore nel 2020 . C’è poco da interpretare, lo zio ha contestato di fatto la decisione dei giudici che a suo dire avrebbero ignorato molti fatti. “Per dirne un paio: una illustre botanica ha esaminato la fogliolina trovata su un calzino di Serena stabilendo che non proveniva dal bosco in cui venne ritrovato il cadavere, ma dall’area più arida e secca dove si trova la caserma dei carabinieri. E poi c’è la borsetta di Serena, mai ritrovata, e che sicuramente è in possesso dell’assassino o degli assassini, perché ci sono testimoni che hanno riferito che mia nipote la mattina della scomparsa ce l’aveva…”. Antonio Mollicone ha aggiunto che la famiglia andrà avanti e continuerà “la battaglia legale per stabilire chi l’ha uccisa. Lei era turbata dalla droga che circolava nel paese e diceva che le istituzioni erano assenti”.

Screenshot 2024 10 12 at 22 20 00 Serena Mollicone Belli dopo la scarcerazione accusa Arrestato per coprire i colpevoli


 
Più di 50 pagine per ribadire che non ci sono elementi per ritenere il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Annamaria ed il loro foglio Marco gli assassini di Serena Mollicone, la liceale di 18 anni scomparsa da Arce il primo giugno 2021 e trovata morta tre giorni più tardi nel bosco Fonte Cupa della vicina Monte San Giovanni Campano. Meno elementi ancora ci sono per ritenere complici i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale. Lo hanno scritto i giudici della I sezione della Corte d’Assise d’Appello di Roma depositando le motivazioni della sentenza con cui il 12 luglio...