Passa un altro anno prima dell'inizio del processo: si va in aula il 29 gennaio 2008. Durante le udienze viene ricostruito quando accaduto l'11 dicembre 2006. Sono le 19 quando Rosa e Olindo raggiungono l'appartamento di Raffaella Castagna con due coltelli e una spranga di ferro. Lei è la prima a essere colpita poi tocca alla madre e al figlio. L'idea dei due è poi di dare tutto alle fiamme per non lasciare tracce. Qui il piano è debole. Il fumo esce dalla casa, i vicini si accorgono che qualcosa non va. Soprattutto i coniugi Frigerio sentono le grida delle vittime e si fermano a vedere cosa succede prima di portare il cane, che morirà asfissiato, a passeggio. A uccidere la signora Frigerio, secondo la ricostruzione della procura, è Rosa. Lo fa lungo il corridoio e le scale perché la donna cerca di fuggire. Invece Olindo colpisce il marito, poi se ne vanno e torneranno oltre due ore dopo.

Beppe Castagna, figlio, zio e fratello di tre vittime ha raccontato a Repubblica. «Durante il processo speravo che da quei due uscisse una parola in questo senso. Che i nostri cari non fossero stati ammazzati per odio ma per un attimo di follia. Avrei preferito meno anni di galera in cambio di questo conforto. E invece l’omicidio di nostra madre, di nostra sorella e del bambino era stato premeditato. Ci avevano provato altre due volte. Fu solo una storia di odio. Odio reale».

Mario Frigerio si risveglia il 15 dicembre e comincia a raccontare quello che ricorda. Al processo la sua testimonianza è fondamentale anche se espressa con un filo di voce da un uomo fortemente debilitato dalle ferite (morirà il 16 settembre del 2014). «Lo ripeterò finché campo: è stato Olindo, mi fissava con occhi da assassino, non dimenticherò quello sguardo per tutta la vita, ho come una fotografia. Olindo era una belva, mi schiacciava con il suo peso, era a cavalcioni su di me. Ha estratto il coltello mentre mia moglie invocava aiuto. Poi mi ha tagliato la gola, non ho sentito più nulla, solo il sangue che usciva e il fuoco che divampava. Ho pensato: se non muoio per la ferita, muoio tra le fiamme».