Donato Bergamini, noto ai più come "Denis", era nato ad Argenta (Ferrara) il 18 settembre 1962. Partito dalla Serie D, nel 1985 la sua carriera calcistica prende il via con l'acquisto del cartellino da parte del Cosenza, allora in Serie C1. Tempo due stagioni e la squadra salì nella serie superiore. In quella stagione, però, Bergamini era riuscito a confezionare solo 16 presenze a causa di un infortunio. Di richieste da altre squadra, comunque, non mancavano. Ma il Cosenza decise di trattenerlo e confermarlo. Il suo ultimo match è stato il 12 novembre 1989, contro il Monza. Neanche una settimana prima della tragedia.
Isabella Internò, classe 1969, oggi ha 55 anni. Aveva conosciuto Bergamini nel 1985, poco dopo l'arrivo del calciatore al Cosenza. Hanno avuto una relazione tumultuosa di almeno tre anni. Entrambi erano molto giovani. Nel 1987, lei sarebbe rimasta incinta, ma a detta della sorella del calciatore non voleva portare avanti la gravidanza. Il motivo? Lo spiega il procuratore di Castrovillari, Alessandro D'Alessio, secondo cui il ragazzo, per quanto avrebbe tenuto il bambino, non avrebbe voluto sposarla "a causa del suo carattere ossessivo".
La donna allora aveva deciso di abortire in una clinica di Londra. Da lì, secondo il pm, Internò ha iniziato uno stalking nei confronti di Bergamini, "nonostante la loro relazione fosse chiusa da tempo". A riprova di ciò, i magistrati hanno trovato fondate e rilevanti le dichiarazioni di Tiziana Rota, moglie del calciatore Maurizio Lucchetti (all'epoca compagno di squadra di Bergamini), amica stretta di Internò. L'imputata, infatti, le avrebbe confidato che Bergamini sarebbe stato "un uomo morto, perché mi ha disonorata, deve tornare da me perché io lo faccio ammazzare", qualora non fosse tornato indietro sui suoi passi.
Ore 19.30, sabato 18 novembre 1989. Il corpo di Donato "Denis" Bergamini viene trovato morto sulla strada statale 106 Jonica, nei pressi di Roseto Capo Spulico, in provincia di Cosenza. Apparentemente è stato investito da un camion guidato da Raffaele Pisano in uno spiazzo in cui si era fermato assieme a Internò, che lo ha trascinato per circa 60 metri.
Stando alle testimonianze di Internò e dell'autista, Bergamini si era suicidato gettandosi all'improvviso sotto le ruote anteriori. Dalle parole di Internò, tutto è riconducibile al fatto che lui aveva chiesto di partire insieme per un viaggio all'estero e, dopo il rifiuto della ragazza, aveva deciso di togliersi la vita. Le indagini, pertanto, vengono archiviate e il camionista, accusato di omicidio colposo, è stato assolto sia in primo grado sia in appello. Aveva vinto l'ipotesi del suicidio. Anche se quest'ultima, così come la ricostruzione dell'episodio, non ha mai convinto i familiari, così come i compagni di squadra di Bergamini.
La versione del suicidio ha lasciato non pochi dubbi. Nella ricostruzione della storia, infatti, c'erano almeno due ore di buco: dalle 17.30, quando il calciatore era stato visto dal vivo da una persona diversa da Isabella fino alle 19.30. Per questo, il caso è stato poi riaperto nel 2011 (finito in archiviazione) e nel 2017, dopo la consegna di nuovi elementi da parte dell'avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo.
La procura di Castrovillari aveva così disposto la riesumazione del corpo di Bergamini e l'autopsia. Ne era emerso che l'ex centrocampista del Cosenza era morto per "asfissia da compressione" – con un sacchetto o una sciarpa in modo da non lasciare segni – e che le ferite non erano riconducibili a un investimento, anche perché la collana e l'orologio della vittima non avevano subito danni, le scarpe erano rimaste pulite.
Proprio grazie all'autopsia è stato scoperto anche le ferite causate dal camion sono avvenute soltanto dopo la morte, perciò "Denis" era già senza vita quando era stato sovrastato dall'automezzo, che gli aveva provocato una profonda lesione all'addome.
Da qui, la nuova ipotesi che ha portato al rinvio a giudizio per Internò come mandante dell’omicidio e al processo partito nel 2021. Secondo l'accusa, Bergamini è stato ucciso e solo successivamente adagiato sull’asfalto. Dalla testimonianza del camionista che viaggiava dietro a Raffaele Pisano, tra l'altro, Internò si trovava su una piazzola a lato della strada al momento dell'incidente, affiancata ad altri due uomini poi ripartiti verso Cosenza.
La procura aveva chiesto 23 anni per Internò che aveva detto ai giudici in aula: "Sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio". Dopo 35 anni, il caso arriva a una svolta con la condanna a 16 anni per l'ex fidanzata di Bergamini per concorso con ignoti in omicidio volontario. L'avvocato di Internò, Angelo Pugliese, ha già annunciato un ricorso in appello. Per Anselmo, sentito ai microfoni di Agi, "finalmente Denis ha avuto giustizia. Crediamo che se la Procura di oggi fosse stata quella dell'epoca, Denis non avrebbe dovuto attendere 35 anni prima di averla".
1. Ottobre 2024 - Una condanna a 16 anni di carcere. Questa la decisione della Corte d’Assise di Cosenza, chiamata a giudicare Isabella Internò. Imputata per concorso in omicidio volontario per la morte dell'ex fidanzato, il calciatore del Cosenza Donato Denis Bergamini, è stata giudicata colpevole dopo otto ore di camera di consiglio. Era presente in aula dove ha assistito alla lettura del dispositivo, accanto ai suoi legali.
L’accusa aveva chiesto una condanna a 23 anni di reclusione per la donna. Per la procura, Bergamini non si è suicidato. E così, ora, anche per la Corte d’Assise, presieduta da Paola Lucente, giudice a latere Marco Bilotta. Secondo l’accusa, fu ucciso con una sciarpa o un sacchetto e soltanto successivamente adagiato sull’asfalto dove fu investito dal camion. Nella ricostruzione dei pm, supportata dalle perizie medico legali nel 2017, il calciatore sarebbe stato vittima di «una asfissia meccanica violenta, prima che il camion di Raffaele Pisano lo sormontasse». Per loro Bergamini era già morto prima dell’arrivo del mezzo pesante.
I giudici erano entrati in camera di consiglio stamani e, dopo molte ore, è arrivata la sentenza di primo grado. «Voglio solo dire che sono innocente e non ho commesso niente. Lo giuro davanti a Dio. Dio è l'unico testimone che non posso avere al mio fianco»: queste le parole dell’imputata che, prima della sentenza e al termine delle repliche di accuse e difesa, aveva rilasciato una breve dichiarazione spontanea.
Tra i banchi anche Donata Bergamini, sorella di Denis, con i figli Denis, Andrea e Alice e padre Fedele Bisceglia, storico tifoso del Cosenza. Ma anche Michele l’ex attaccante della Juve Michele Padovano che con lui giocò proprio nella squadra calabrese a inizio carriera.