Screenshot 2025 02 13 at 11 16 03 La strage di Sinnai e Burcei tre morti ammazzati e un sopravvissutoLa sera dell’8 gennaio 1991 sulle montagne di Sinnai, a ridosso di Burcei, vengono uccise tre persone al lavoro nell’ovile Cuile is Coccus. La quarta si salva e sarà decisiva nell’incriminare il pastore Beniamino Zuncheddu come presunto responsabile. La vicissitudine giudiziaria di Beniamino Zuncheddu comincia 34 anni e mezzo fa e termina, in qualche misura, gennaio 2024. Per capire cosa sia accaduto, e perché il pastore di Burcei sia stato coinvolto nell’inchiesta, bisogna tornare al 1991.

L’8 gennaio di quell’anno sulle montagne di Sinnai a ridosso di Burcei il buio è calato già da circa 45 minuti. Luigi Pinna guarda l’orologio più volte: è salito a Cuile is Coccus, 700 metri di altitudine sotto le antenne di Serpeddì, per aiutare il suocero Gesuino Fadda, titolare dell’ovile, allevatore originario di Busachi ma residente a Maracalagonis (centro abitato confinante con Sinnai), a sistemare un muretto di recinzione per il ricovero delle capre. Però si è fatto tardi e ha fretta, perché deve passare da un amico a Mara e andare con lui in palestra a Sinnai alle 19. Sono già le 18,30 e il paese dista 8 chilometri. Per arrivarci, viste le condizioni della strada, serve un’ora di viaggio. Più o meno.

Così lascia gli attrezzi e saluta ma subito si blocca quando sente due esplosioni arrivare dal buio. Si volta, incrocia lo sguardo di Giuseppe, suo coetaneo, figlio di Gesuino, col quale lavorava alla recinzione, poi arriva un urlo da qualche decina di metri più a valle: «Prendi il fucile, stanno sparando a tuo padre». È Ignazio Pusceddu, pastore alle dipendenze dei Fadda, che svela cosa è accaduto. Inizia così la mattanza da tutti conosciuta come la “strage di Sinnai”: tre persone uccise nell’arco di pochi minuti, nonostante l’ampia area coperta dal killer (o dai killer), e una quarta moribonda, sopravvissuta miracolosamente a un’azione quasi militare nello sviluppo e nella precisione.