I tempi e la sequenza dell’eccidio emergono solo nelle ore successive, quando si scopre che una persona è sopravvissuta ed è in grado, seppure a fatica (e con alterne dichiarazioni), di spiegare cosa è successo. Le indagini degli investigatori e le testimonianze fanno emergere tra l’altro che nel periodo immediatamente precedente agli omicidi Gesuino Fadda era particolarmente preoccupato: lo rivela la moglie della vittima la quale però aggiunge che il marito non le aveva spiegato per quale motivo. Qualcosa di tanto grave da sfociare in una simile strage? Quali misteri si nascondono dietro la mattanza?
Ricostruire contesto e movente sembra complicato, ma un passo alla volta emerge la dinamica. Quella sera, in base ai risultati degli accertamenti, qualcuno si avvicina a Cuile is Coccus senza farsi notare (forse è a piedi, ma in ogni caso il rumore dei 1.100 capi di bestiame dell'azienda avrebbe potuto coprire quello di un’auto o un motorino). Imbraccia un fucile, si apposta ai margini della stradina che conduce ai caseggiati dell’ovile che stanno poco più a monte e quando passa Gesuino Fadda salta fuori, gli spara e lo uccide; subito dopo fa altrettanto col figlio Giuseppe, messo in allarme da Pusceddu e corso a cercare (senza riuscirci) un fucile calibro 16 nascosto nel fienile per ogni evenienza; quindi entra nel casolare dove si trovano il cucinino e la stanza con le brande e qui, aprendo la porta con un calcio e gridando «fuori di lì, fuori di lì» in italiano (dettaglio che si rivelerà importante nel futuro), ammazza chi lì si è rifugiato sperando di scampare alla morte: spara una volta contro Pusceddu, che muore sul colpo, e due volte contro Pinna, che però sopravvive pur colpito al femore e alla spalla. Ma l’omicida non lo sa.
Questi infatti, sicuro di aver eliminato tutti, stacca il generatore di energia elettrica e va via mentre il sopravvissuto trascorre la notte avvolto dall’oscurità più totale e col terrore che l’assassino torni per finire il lavoro. Non muore dissanguato solo perché stringe un pezzo di stoffa attorno alla gamba per fermare, o comunque rallentare, l’emorragia. Aspetta, sveglio e dolorante, in stato di semi incoscienza, tutta la notte. Sinché, col sole già sorto, arriva qualcuno: un amico dei Fadda, chiamato dalle figlie che, preoccupate per il mancato rientro del padre dal lavoro la sera precedente, gli chiedono di andare a controllare la mattina dopo assieme a loro. L’uomo, arrivato in montagna, scopre i cadaveri, e mentre le figlie piangono il padre e il fratello lui chiama i soccorsi. Arriva l’ambulanza, che carica il ferito e parte di filata verso l’ospedale, ma mentre percorre le strade sconnesse di campagna incrocia un’auto dei carabinieri che blocca il mezzo per far sì che un maresciallo dell’Arma possa salirvi a bordo e fare subito le prime domande al superstite.