La loro folle idea è quella di ripulire il loro mondo ideale dalla feccia che lo sporca: prostitute, barboni, omosessuali, tossicodipenti, persino preti a loro dire peccatori, estendendo il loro raggio omicida fino a luoghi di ritrovo macchiati di perversione, come i cinema a luci rosse o persino i locali notturni. Si ritengono dei purificatori e dalla teoria passano presto alla pratica.

Così arriva il primo omicidio, nell’agosto 1977 a Verona, nella loro città: una molotov incendiaria scagliata contro una Fiat 126, diventata il riparo di un senza tetto che muore ustionato, dopo giorni di agonia, dopo il rogo dell’utilitaria.

Per il secondo omicidio bisogna attendere quasi un anno e mezzo: nel dicembre 1978 i due assassini si spostano a Padova per conficcare due lame nella schiena di un cameriere ritenuto omosessuale.

Ancora un anno per il terzo omicidio: nel dicembre 1979 i due killer massacrano a coltellate un giovane tossicodipendente a Venezia.

Nessuno di questi omicidi, commessi in tre diversi capoluoghi e con modalità differenti, viene collegato dagli inquirenti dell’epoca. Le indagini sono scollegate, ognuna per un singolo omicidio, ognuna condotta da una singola Questura.