Leonarda sulle prime negò ogni coinvolgimento, ma quando le indagini toccarono il figlio (coinvolto, ad esempio, nella spedizione delle lettere) decise di confessare tutti i delitti, assumendosi ogni colpa. Nel corso degli interrogatori arrivò ad aggiungere sempre più dettagli, fino a raccontare una storia di maledizioni materne, magia nera e "sacrifici umani" necessari a salvare i pochi figli dalla morte. Tra i macabri dettagli, Leonarda raccontò anche di aver cucinato e regalato dolci a cui aggiunse il sangue seccato delle vittime; è però con l'ultima vittima che la Cianciulli guadagnerà il suo macabro appellativo. Secondo una delle tante confessioni, grazie alla “dolcezza” e alla corporatura più grassa dell’ultima vittima, l'assassina dopo averla bollita nella soda ottenne un "sapone cremoso", che donò ai vicini.
Questi fatti non trovarono riscontro nelle indagini: nessuno in paese ricordava di aver ricevuto sapone in regalo, e il progressivo ingigantirsi dei fatti raccontati sembrava più frutto di fantasie della donna o il tentativo di guadagnare l'attenuante per infermità mentale. La strategia in parte funzionò, dato che la Cianciulli morirà in un manicomio criminale decenni più tardi. Le pittoresche storie di Leonarda colpirono la stampa: nonostante un passato di truffatrice manipolativa e l'evidente movente economico, accertato dai movimenti bancari e le vendite di beni, ancora oggi articoli e libri supportano la tesi dei sacrifici umani e della "madre preoccupata" dalle maledizioni.
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