Daniela Cecchin, oggi, è una donna libera.
Nonostante la sua pericolosità sociale, il 1 agosto del 2017 le porte del carcere per lei si sono aperte. A 61 anni, con ancora molto tempo da vivere davanti a sé, è stata trasferita nella residenza psichiatrica Le Querce, a Firenze. Per il magistrato di sorveglianza Antonio Bianco, Daniela Cecchin non poteva allontanarsi da lì per sei mesi, perché anche se la società, diceva, deve tutelarsi, si doveva pensare anche alla sua salute.
I 30 anni del primo grado così sono diventati 20, di cui solo 13 e 9 mesi sono stati scontati in carcere. Poi Daniela, lo permette la legge, ha usufruito degli sconti di pena ed è uscita di prigione. Eppure non aveva mai avuto un permesso premio in quegli anni, perché troppo pericolosa. Doveva essere ricoverata in una Rems per 3 anni uscita di prigione, cioè in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, ma secondo il magistrato di sorveglianza sarebbe stato troppo punitivo per lei. Sarebbe stato ‘controproducente sotto il profilo terapeutico-riabilitativo’. Eppure, l’ultima perizia psichiatrica su Daniela Cecchin parlava ancora di un ‘disturbo pervasivo e difficilmente emendabile che la induce a interpretare i fatti in maniera persecutoria”.
Nonostante questo, sono bastati 9 anni in carcere e 6 mesi a Le Querce per dare giustizia a Rossana e alla sua famiglia.