Screenshot 2024 10 18 at 10 24 56 il mostro di udine Cerca con GoogleBraccate nelle periferie, rapite nelle notti di pioggia agli angoli di strada e poi sacrificate in un delirio mistico: sono 14 le donne uccise dal mostro di Udine’ tra il 1971 al 1989. Una strage che somiglia molto a quella compiuta dal sanguinario mostro toscano, ma che non è mai finita sotto i riflettori dei media.

Nella Udine degli anni di Piombo per le strade della città si muove un’ombra inquietante. Mentre i brigatisti dell’ala friulana mettono a segno sequestri e azioni armate e le autorità sono concentrate sull’attività di contrasto al terrorismo, la mano sanguinaria di un predatore ossessionato dalle donne miete decine di vittime. Le finestre vengono sbarrate, nella nebbia metropolitana delle sere d’inverno spariscono decine di donne: verranno ritrovate sgozzate e sventrate agli angoli della periferia. E quando piove vuol dire una cosa sola: il mostro sta arrivando.

 


 

Irene BellettiÈ il settembre del 1971 quando le forze dell’ordine rinvengono il corpo della prima vittima: Irene Belletti, uccisa a coltellate, viene ritrovata nella sua auto nei pressi della stazione. Il fatto che si fosse appartata, forse con un compagno, fa balenare nell'immaginario il modus operandi di un altro killer, il mostro di Firenze, che in quegli anni flagella le coppie di amanti.

IRENE BELLETTI – morta il 21 settembre 1971
Aveva 35 anni, originaria di Trevi, in provincia di Perugia. Madre di due bambini, abitava a Udine in una zona residenziale. La sera del 21 settembre la sua macchina venne trovata parcheggiata in vicolo Scalo Nuovo, nei dintorni di Piazzale Cella, vicino alla Stazione. La Belletti era stata colpita al collo e alla schiena da una decina di coltellate: quattro alla parte posteriore del collo, una allo sterno e cinque alla schiena.

L'omicidio della Belletti è il primo di 16 delitti che bolleranno il ventennio dal 1971 al 1989 come quello del serial killer più prolifico del Nord est: il mostro di Udine. Poco dopo l'assassinio della bella udinese, un'altra giovane viene trovata strangolata nella zona: è Elsa Moruzzi. Non molto tempo dopo, nel 1975, sarà la volta di Eugenia Tilling, morte sgozzata. Nel '76 tocca a Maria Luisa Bernardo, anche lei finita con decine di fendenti.

Screenshot 2024 10 18 at 10 32 37 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivistaMARIA LUISA BERNARDO – morta il 21 settembre 1976
26 anni, nata a Cividale nel 1950, viveva a Udine col marito invalido perché malato di reni e bisognoso di cure. Avevano due figli. La Bernardo si prostituiva abitualmente in un viale non molto lontano dalla stazione e vicino al luogo dove Irene Belletti venne trovata cinque anni prima. Il cadavere della Bernardo fu scoperto in un campo di grano di Moruzzo, nella stessa direzione, rispetto al centro di Udine, dove poi fu trovata nel 1979 anche Jacqueline Brechbuhler. L’assassino le inferse 22 coltellate.

 

JAQUELINE BRECHBUHLER – morta tra il 28 e il 29 settembre 1979Screenshot 2024 10 18 at 10 34 24 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivista
46 anni, francese sposata con un camionista locale, in quel periodo detenuto, era una frequentatrice di bar e osterie. Si prostituiva occasionalmente e viveva in condizione precarie a Udine. Fu trovata morta, uccisa da dieci coltellate inferte con le stesse modalità delle due precedenti, in un campo di granoturco a Colugna, a mezza strada tra il luogo dove venne individuato il cadavere della Bernardo e il centro di Udine.

 

Screenshot 2024 10 18 at 10 35 34 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivistaMARIA CARLA BELLONE – morta tra il 15 ed il 16 febbraio 1980
19 anni, figlia di genitori separati, Maria Carla faceva uso di eroina, era stata arrestata almeno due volte e occasionalmente si prostituiva per procurarsi la droga. Un assistente di polizia la trovò morta sotto un filare di gelsi nella campagna alla periferia di Pradamano, vicino al torrente Torre. Il collo era tagliato da un orecchio all’altro. Un’altra ferita partiva dallo stomaco, girava intorno all’ombelico e finiva nel pube.

Screenshot 2024 10 18 at 10 37 42 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivista

 

LUANA GIANPORCARO – morta il 24 gennaio 1983
22 anni, originaria di Trieste, Luana era incensurata ed estranea al mondo della droga. Si prostituiva, ma viveva emarginata rispetto alle sue colleghe. Frequentava soltanto i piccoli alberghi di Udine e la zona della stazione, dove spesso dormiva. A trovarla senza vita fu un impiegato che stava accompagnando la figlia a scuola, in un campo di mais dietro ad un ex-deposito della nettezza urbana. La Gianporcaro aveva la gola recisa da un orecchio all’altro e l’addome squarciato da due segni longitudinali, dallo stomaco al pube, evitando l’ombelico, come nel caso di Maria Carla Bellone.

Screenshot 2024 10 18 at 10 56 35 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivistaMARIA BUCOVAZ – morta il 22 maggio 1984
44 anni, 4 figli che vivevano con l’ex marito ma che erano molto legati alla mamma. Alcolizzata, abitava in una baracca nelle vicinanze di Cividale dopo essere stata sfrattata con il convivente da una casa popolare. Veniva a Udine in taxi e rientrava facendo l’autostop o chiedendo un passaggio all’ultimo cliente. Il suo corpo fu rinvenuto da un cercatore di lumache in un boschetto non molto distante dalla baracca, tra Cividale e Orzano. Venne strangolata con una calza di nylon.

Screenshot 2024 10 18 at 10 58 47 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivistaSTOJANKA JOKSIMOVIC – morta il 29 dicembre 1984
42 anni, nata in Jugoslavia nel 1942, residente a Udine dal 1975. Venne trovata vicino alla discarica di San Gottardo, alla periferia della città, strangolata con una calza di nylon. Presentava anche ferite da punta nella regione mammaria, dorsale e vicino all’orecchio sinistro. Le ferite erano superficiali, il maniaco, se di questo si tratta, non infierì sul suo corpo. Aveva un figlio di soli 8 anni.

 

Screenshot 2024 10 18 at 11 01 43 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivistaAURELIA JANUSCHEWITZ – morta tra il 2 ed il 3 marzo 1985
42 anni, nata in Francia nel 1943, era rimasta orfana a 2 anni ed era stata affidata alla zia, morta nel 1976. Ricoverata più volte all’ospedale psichiatrico di Udine, risiedeva in un misero alloggio della periferia di Udine. Si prostituiva nella stessa zona frequentata dalle altre vittime. Il cadavere fu scoperto da un passante sotto un filare di gelsi, non molto distante dai luoghi dove erano state uccise la Bernardo e la Brechbuhler: sgozzata con un profondo taglio alla gola, mentre sul pube, come in altri due casi, erano stati praticati con un arnese affilatissimo tre tagli longitudinali, non profondi, che dimostravano una certa perizia medica.


Screenshot 2024 10 18 at 11 05 08 Su Sky Il mostro di Udine di Matteo Lena Quelle nove donne uccise meritano rispetto spuntidivistaMARINA LEPRE – morta tra il 25 ed il 26 febbraio 1989
40 anni, nata a Comeglians, viveva a Cividale. Separata, madre di una bimba che all’epoca dell’omicidio aveva nove anni, era diplomata alle magistrali. Apparteneva ad una famiglia borghese. Il padre lavorava in banca, Marina come impiegata in una compagnia di assicurazioni. Si era sposata, ma il marito era spesso assente, impegnato in trasferte all’estero. Lei soffriva di depressione, probabilmente già dopo il parto e aveva un problema di alcolismo. Marina venne rinvenuta cadavere da un impiegato che faceva footing sul greto del torrente Torre, periferia nord di Udine, uccisa da un profondo taglio alla gola.


 

Screenshot 2024 10 18 at 11 08 32 irene belletti Cerca con GoogleIl killer è mosso da un odio misogino, squarcia pance e gole con una lama, poi strazia i corpi con la sua macabra firma: un taglio a forma di "S" che va dallo sterno al pube. Un taglio chirurgico che somiglia a quello praticato negli anni Cinquanta dai ginecologi per eseguire il parto cesareo. Quattro delitti su sedici portano il medesimo marchio distintivo. Negli ambienti investigativi si comincia a parlare di serial killer e, quando appare evidente che la scia di sangue è riconducibile a un’unica, feroce, mano, gli omicidi vengono inanellati insieme sulla base della vittimologia. Le donne uccise erano tutte prostitute. Tra loro ci sono Maria Carla Bellone uccisa il 19 febbraio 1980, Luana Giamporcaro, 22 anni, uccisa il 24 gennaio 1983 e Aurelia Januschewitz, 42 anni, uccisa il 3 marzo 1985. Eppure la tesi del giustiziere, del Jack lo squartatore friulano, non quadra. Wilma Ghin, il cui corpo venne trovato carbonizzato nel 1980 non era una prostituuta e non lo era nemmeno Marina Lepre, una maestra di scuola elementare di 40 anni, uccisa il 26 febbraio 1989. Proprio la sua morte, segnerà un capitolo decisivo nelle indagini sul caso.

Marina viene trovata esanime nel greto del fiume Torre, nella zona di San Bernardo di Godia. I suoi abiti sono stati strappati, ha la gola squarciata e un profondo taglio sul ventre. È ipotizzabile che qualcuno l’abbia adescata e poi l’abbia aggredita con uno strumento simile a un bisturi, praticandole quell’inconfondibile incisione sulla pancia. Il mostro ha colpito ancora, ma la famiglia della 40enne si ribella a certe notizie diffuse dalla stampa: Marina non è una prostituta, ma una lavoratrice e madre di una bambina di 9 anni. La stessa che l'ha aspettata invano, a casa, l'indomani della sua scomparsa. Questa volta i carabinieri decidono di tornare sul luogo del delitto per una perlustrazione. Sul posto non c’è nulla, ma ben presto l'attenzione dei militari viene catturata da una voce. Poco lontano qualcuno si lamenta, invoca il perdono di Dio, è disperato. I due accorrono e si trovano davanti un uomo di circa sessant'anni, in stato confusionale. I militari lo scortano a casa. Apre la porta un uomo che sembra suo coetaneo: "È mio fratello" spiega " spesso è vittima di allucinazioni.


 

Chi è quell’uomo e perché si aggirava nei pressi di una chiesa a pochi passi dal luogo in cui la maestra è stata sgozzata? Gli accertamenti riveleranno che si tratta di un uomo appartenente alla media borghesia cittadina. Ha una formazione medica, ma non esercita la professione; è specializzato in ginecologia, ma non ha mai toccato un corpo femminile. I suoi problemi psichiatrici sono cresciuti con lui, costringendolo a una vita da recluso. Aveva continuato a vivere in famiglia, protetto dall'affetto della madre e del fratello. Per circa due anni aveva lavorato come cameriere in un ristorante, poi si era praticamente ritirato in casa. Nel ristorante una collega lo aveva sorpreso nascosto in un angolo, mentre simulava un parto cesareo con un coltello e una tovaglia. Il cerchio sembra chiudersi. Il profilo tracciato per il killer è proprio quello di un narcisista patologico, un misogino con deliri pseudo-mistici che sfoga la sua rabbia sulle donne, in un evidente transfert del rapporto sessuale.

Gli elementi raccolti dagli inquirenti e alcuni dati comuni tra diversi delitti permisero di determinare che:

  • Il serial killer uccideva nelle notti di pioggia;
  • Colpiva quasi sempre nei weekend;
  • Due donne vennero uccise il 21 settembre a cinque anni di distanza;
  • Si trattava di un predatore ossessionato dalle donne;
  • Secondo il medico legale Carlo Moreschi nominato dalla Procura, praticava un taglio a “S”  sul ventre, probabilmente con un bisturi, mediante una tecnica utilizzata in ostetricia;
  • Alcune delle vittime avevano frequentato l’ambiente ospedaliero. Pare che Marina Lepre, qualche giorno prima di morire, si fosse fatta medicare in ospedale per una lieve ferita al mento, mentre altre due vittime erano tossicodipendenti e altre due erano malate di mente;
  • Molte delle vittime erano prostitute.

 

Screenshot 2024 10 18 at 11 20 05 il mostro di udine Cerca con GoogleIl giorno seguente al delitto-Lepre, le Forze dell’Ordine, su delega della Procura, ritornarono sul luogo del ritrovamento del cadavere della Lepre  per proseguire i rilievi, ma accadde qualcosa di strano: un uomo in preda alla disperazione, non lontano dal punto in cui il corpo di Marina Lepre giaceva, delirava chiedendo perdono. Gli inquirenti scoprirono che si trattava di un sessantenne laureato in ginecologia che non aveva mai esercitato la professione medica a causa dei suoi disturbi psichici.

A questo punto i sospetti sull’uomo diventarono sempre più forti.

Da alcune indiscrezioni, infatti, emerse che in passato l’uomo assunto come cameriere , si era appartato sul luogo di lavoro in stato confusionale simulando un parto cesareo. Inoltre, una donna  riferì che durante una telefonata con il fratello del principale e unico sospettato questi dichiarò : “Ho dovuto tenere mio fratello chiuso in camera per impedirgli di uscire, perché pioveva”.

Tuttavia, alla procura non sembrò avere elementi sufficienti per mandarlo a processo e durante le indagini il sospettato morì, portando con sé ogni risposta.


 

Solo diversi anni più tardi un nuovo elemento verrà portato all'attenzione delle autorità dalla figlia dell'ultima vittima. Quando è stata trovato il suo corpo, Marina Lepre, stringeva nelle dita un anello portachiavi. La chiave, però, introdotta dalla figlia della donna nelle serrature della loro vecchia casa, non risulta compatibile con nessuna di esse. Era dell'assassino? Una domanda rimasta senza risposta. Nella abitazione dell'unico sospettato, le serrature, invece, erano state tutte cambiate.

I legali della famiglia Lepre, pur conoscendolo, sino ad oggi non hanno mai fatto il nome del sospettato, di quel medico delirante e così vicino al profilo del Mostro di Udine, così come tracciato dagli inquirenti, perché  con la sua morte il reato si è estinto e non avrebbe possibilità di difendersi.

Ad oggi non è detto che il Mostro sia morto con il sospettato, potrebbe essere vivo e anziano o, addirittura, potrebbe non essere stato uno solo.

È assai probabile che questo sia destinato a restare un cold case pieno di ombre, di interrogativi che non avranno mai risposta, dove le vittime resteranno per sempre imprigionate nel limbo delle mancate verità e giustizia.

Screenshot 2024 10 18 at 11 24 07 dark men Cerca con Google