Screenshot 2024 10 18 at 11 08 32 irene belletti Cerca con GoogleIl killer è mosso da un odio misogino, squarcia pance e gole con una lama, poi strazia i corpi con la sua macabra firma: un taglio a forma di "S" che va dallo sterno al pube. Un taglio chirurgico che somiglia a quello praticato negli anni Cinquanta dai ginecologi per eseguire il parto cesareo. Quattro delitti su sedici portano il medesimo marchio distintivo. Negli ambienti investigativi si comincia a parlare di serial killer e, quando appare evidente che la scia di sangue è riconducibile a un’unica, feroce, mano, gli omicidi vengono inanellati insieme sulla base della vittimologia. Le donne uccise erano tutte prostitute. Tra loro ci sono Maria Carla Bellone uccisa il 19 febbraio 1980, Luana Giamporcaro, 22 anni, uccisa il 24 gennaio 1983 e Aurelia Januschewitz, 42 anni, uccisa il 3 marzo 1985. Eppure la tesi del giustiziere, del Jack lo squartatore friulano, non quadra. Wilma Ghin, il cui corpo venne trovato carbonizzato nel 1980 non era una prostituuta e non lo era nemmeno Marina Lepre, una maestra di scuola elementare di 40 anni, uccisa il 26 febbraio 1989. Proprio la sua morte, segnerà un capitolo decisivo nelle indagini sul caso.

Marina viene trovata esanime nel greto del fiume Torre, nella zona di San Bernardo di Godia. I suoi abiti sono stati strappati, ha la gola squarciata e un profondo taglio sul ventre. È ipotizzabile che qualcuno l’abbia adescata e poi l’abbia aggredita con uno strumento simile a un bisturi, praticandole quell’inconfondibile incisione sulla pancia. Il mostro ha colpito ancora, ma la famiglia della 40enne si ribella a certe notizie diffuse dalla stampa: Marina non è una prostituta, ma una lavoratrice e madre di una bambina di 9 anni. La stessa che l'ha aspettata invano, a casa, l'indomani della sua scomparsa. Questa volta i carabinieri decidono di tornare sul luogo del delitto per una perlustrazione. Sul posto non c’è nulla, ma ben presto l'attenzione dei militari viene catturata da una voce. Poco lontano qualcuno si lamenta, invoca il perdono di Dio, è disperato. I due accorrono e si trovano davanti un uomo di circa sessant'anni, in stato confusionale. I militari lo scortano a casa. Apre la porta un uomo che sembra suo coetaneo: "È mio fratello" spiega " spesso è vittima di allucinazioni.