Screenshot 2024 10 01 at 12 22 19 roberto succo Cerca con GoogleCon il passare dei giorni si moltiplicano testimonianze e segnalazioni su Roberto Succo, in fuga tra Francia e Svizzera. Nonostante la fuga, non smette di inanellare crimini tra rapine e stupri. Almeno fino alla sera del 28 febbraio 1988, giorno della sua cattura a Santa Lucia di Piave, nei pressi di Conegliano: viene bloccato da una decina di agenti senza arrivare al Far West. I poliziotti trovano documenti falsi, parecchi contanti e una mappa a testimonianza dei suoi progetti: raggiungere la Sicilia per poi partire alla volta del Nord Africa. “Sono un killer, ammazzo la gente”, le sue prime parole in questura. E Roberto Succo ammette tutto, senza ritrosie e senza alcun tipo di rimorso.

Roberto Succo viene trasferito nel carcere Santa Bona a Treviso. Il 1° marzo si rende protagonista dell’ultimo show della sua vita: prima tenta l’evasione spettacolare, poi improvvisa una conferenza stampa in mutande sul tetto del penitenziario. Il giovane si attacca a un cavo e inizia a dondolarsi, nel tentativo di saltare su un terrazzino cade di sotto e precipita da un’altezza di sei metri: tre costole rotte e spalla lussata. Imbottito di calmanti, viene trasferito nel carcere Le Sughere di Livorno. La Francia spinge per l’estradizione, ma il 17 maggio 1988 il giudice istruttore del tribunale di Treviso Nicola Maria Pace lo dichiara incapace di intendere e di volere. Prima del trasferimento in un istituto psichiatrico giudiziario, decide di farla finita: “ospite” del carcere di Vicenza – il più vicino al tribunale – viene rinchiuso in isolamento. La notte del 23 maggio 1988 si suicida infilando la testa in un sacchetto di plastica che aveva riempito di gas grazie a una piccola bombola utilizzata per cucinare.

 

Altre fonti:
Podcast, Storie di tenebra

MyMovies, il film di Roberto Succo