Proprio l’11 aprile 1953 Fortunato Bettini, giovane manovale, stava andando a lavorare in un villino in costruzione quando notò sulla riva del mare qualcosa che sembrava una persona addormentata; si avvicinò e scoprì invece il cadavere di una giovane donna bruna, che giaceva a pancia in giù, parallela al mare, cullata dalle onde, con il capo poggiato sul braccio sinistro e reclinato verso destra. Senza scarpe, calze, gonna: soltanto sottoveste e mutandine, un golfino di lana gialla e la giacca stesa sulle spalle.
È il primo scandalo dell'Italia repubblicana, tant'è che 50 anni dopo, nel 2003, non manca chi lo accosti al "caso Tangentopoli", esploso nell'Italia del 1992, intrecciando politica e cronaca e seppellendo pure la Prima Repubblica. Il cadavere di Wilma Montesi viene ritrovato a Torvaianica la mattina dell'11 aprile, cullato dalle onde, privo di alcuni indumenti intimi, calze e reggicalze. Subito si pensa a un malore: la ragazza è forse svenuta, poi annegata, le correnti hanno trasportato il corpo. La tesi del "pediluvio", accreditata dal questore di Roma Saverio Polito, suscita però perplessità e il sarcasmo dell'opinione pubblica per via della fretta con cui è accreditata. Come se prevalesse la voglia di chiudere presto il caso. Non viene scartata nemmeno l'ipotesi del suicidio.