Il 19 marzo 1954 Moneta Caglio, in tribunale, fa nuove rivelazioni. Pur negando di aver mai partecipato a festini a base di sesso e droga che si tenevano a Capocotta, indica l'ex amante Montagna e Piero Piccioni come i responsabili della morte della ragazza. Il 21 marzo il tribunale sospende il processo per diffamazione contro Muto e i magistrati avviano un'istruttoria formale sulla morte di Tor Vajanica; il 19 settembre Attilio Piccioni si dimette dalla Farnesina quando il figlio Piero viene arrestato per omicidio colposo, per altro difeso dagli stessi genitori della vittima. Lo "scandalo Montesi" è ormai fulcro di lotta politica. Tirato in ballo da un articolo è pure lo zio della ragazza, Giuseppe Montesi, sospettato per il morboso attaccamento a Wilma, ma in pochi giorni "l'operazione Giuseppe" si sgonfia.
Il 16 novembre scoppia un'altra bomba: il professor Giuseppe Sotgiu, presidente comunista della Provincia di Roma, viene fotografato davanti al civico 15 di via Corridoni, casa d'appuntamenti frequentata insieme alla moglie. Viene arrestato. Le sinistre accusano il colpo. Il 19 novembre Piccioni e Montagna escono da Regina Coeli in libertà provvisoria. A fine anno le polemiche si fanno meno incandescenti ma l'affaire Montesi va avanti fino al 27 maggio 1957 quando la corte d'assise di Venezia assolve con formula piena Piccioni, Montagna, Polito e altri nove imputati minori. A rimetterci è Moneta Caglio, che paga caro le "false incolpazioni" rivolte a Piccioni e Montagna con una condanna a due anni e mezzo di reclusione per calunnia.