Il processo dura oltre quattro mesi: quotidiani e settimanali non fanno mancare al pubblico davvero nulla, scrivendo sulla vicenda lenzuolate di pagine. È il primo grande processo mediatico. La sola tiratura dei giornali della Capitale "cresce, nei periodi di punta dello scandalo, da un minimo del 50% al 200%". La parte del leone, tra i quotidiani del pomeriggio, la fa Paese Sera. Nasce anche un modo nuovo di "fare giornalismo", tra indiscrezioni, investigazione e scavo, talvolta morboso, nella vita delle persone coinvolte o solo lambite dalla vicenda. Sullo sfondo, però, resta sempre la morte di una ragazza, un giallo che resterà per sempre insoluto.
Negli anni tutti i protagonisti della vicenda vengono a mancare. Tra questi, il marchese Montagna che muore nel 1990, a 80 anni. Piccioni, diventato uno dei più noti autori di colonne sonore per il cinema italiano, specialmente nel campo della commedia all'italiana, dove crea un formidabile sodalizio umano e professionale con Alberto Sordi, si spegne a Roma nel 2004 all'età di 83 anni. Il 13 febbraio del 2016, a 86 anni, scompare Moneta Caglio, nella sua residenza a Caponago, nella provincia di Monza e Brianza. Solo tre anni prima la sesta sezione penale della Cassazione aveva dichiarato inammissibile il ricorso della donna contro l'ordinanza con cui la corte d'appello di Perugia, il 23 giugno 2012, aveva respinto la sua istanza di revisione della condanna per calunnia. Nel rivolgersi alla Cassazione, la signora chiedeva l'assoluzione "perché il fatto non sussiste", definendo la sentenza di condanna a suo carico viziata da "mancanza di equità, imparzialità, indipendenza e falsità". Una sorta di "proclamazione di innocenza", dunque, che i supremi giudici avevano ritenuto assolutamente inidonea ad annullare quel verdetto di condanna.