Subito dopo il pranzo del 9 aprile, Wilma incoraggia mamma e sorella ad andare al cinema, lei invece sceglie una passeggiata. La portinaia la vede uscire, c'è chi l'avvista sul treno per Ostia in compagnia d'un uomo, ma sono testimonianze confuse. Di andare a Ostia Wilma non ha mai parlato. Le indagini riprendono i primi di maggio, e il Roma di Napoli, quotidiano monarchico, si chiede: "Perché la polizia tace sulla morte di Wilma Montesi?". L'autore del fondo è il direttore del periodico d'estrema destra Il merlo giallo su cui appare una vignetta allusiva: il reggicalze sparito è portato in questura da "piccioni" viaggiatori. Paese Sera incalza: "Gli indumenti intimi di Wilma Montesi sono stati consegnarti dal 'biondino' alla polizia/ Il giovane sarebbe il figlio di una personalità politica".

Attilio Piccioni è il democristiano vicepresidente del Consiglio, il "biondino", suo figlio Piero, è un musicista assai noto del mondo Rai, del cinema, del jazz e del jet set. A indicare il suo nome è il settimanale comunista Vie nuove. Da dove esca fuori il nome non si sa. Piccioni querela e le smentite del questore sembrano chiudere il caso. Del quale, per mesi, non si parla più, per poi rispuntare il 6 ottobre 1953 su un rotocalco romano, Attualità, diretto da Silvano Muto. L'articolo ha l'effetto di scatenare la magistratura che, tramite il procuratore capo di Roma, Angelo Sigurani, denuncia il giornalista per "diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico".