A passare un altro giorno per il km 47 della Salaria, fu l’impiegato ministeriale in sella ad una elegante bicicletta a motore. Agiato parve il tizio e succoso il bottino. Uguale il trattamento del chiodo e di tutto il resto: S’accomodi, coltellate, sepoltura. Il prezioso ciclomotore (si chiamava Cucciolo) Ernesto se lo tenne per sé. E prese ad andarci in giro per le strade di Nerola, di taverna in taverna. Certo, per uno spiantato come lui, senza né arte, né parte, quel mezzo di trasporto apparve un lusso esagerato agli occhi di tutti. E poi, si sa, il paese è piccolo e la gente mormora.
Era anche accaduto che la consorte, probabilmente stranita assai dalle gesta del marito masnadiero, qualche confidenza l’aveva fatta al Maresciallo a piedi comandante interinale la stazione dei Carabinieri. Siccome, agli occhi attenti dell’Arma, due indizi fanno almeno mezza prova, Ernesto finì sulle prime pagine dei giornali. All’epoca, quando andavi al cinema, prima del film, veniva trasmessa la Settimana Incom. Intitolò il servizio thriller “Terrore e morte al km 47”.