Screenshot 2024 10 22 at 12 23 18 Lionello Egidi Cerca con GoogleCentinaia di bombe dell’esercito alleato si sganciarono sulle case di famiglie operaie, gli edifici furono sventrati, nel vicino cimitero del Verano le tombe furono scoperchiate. Tra le macerie ancora fumanti si recò Papa Pio XII, con la sua veste bianca, a pregare per quei morti innocenti, uccisi proprio mentre stavano per sedersi intorno al tavolo, per consumare un povero pasto. Anche la famiglia Bracci restò senza casa e l’illusione di vivere una vita normale, che forse Marta Fiocchi non avena mai abbandonato, si spense per sempre in quello squallido agglomerato a Primavalle, divenuto ricettacolo dei senza lavoro, dei derelitti costretti a vivere in otto/dieci persone promiscuamente in miseri appartamenti.

Marta era abituata ad agi che la modesta condizione di Riziero non poteva consentirle e col trascorrere dei giorni divenne sempre più smaniosa, nervosa, insoddisfatta. Passava le giornate a fumare, a truccarsi, a uscire per le strade della borgata per farsi ammirare. Sfidava la povertà, suscitando l’ilarità della gente, uscendo di casa senza calze, con i piedi sudici, ma con le unghie laccate di rosso. No, la povertà in cui era costretta a vivere, non era sopportabile. Marta avrebbe voluto di più e si abbandonava ad amori fugaci, consumati nel sudicio appartamento dove passava gran parte della giornata da sola, perché il marito, che intanto aveva cambiato lavoro e faceva l’attrezzista al Teatro dell’Opera, tornava tardi a casa la sera. Al rientro le liti tra i due erano frequenti, nonostante la presenza dei sei figli costretti a subire impotenti un menage familiare ormai insopportabile.