Screenshot 2024 11 09 at 14 02 10 Erio Codecà Cerca con GoogleVerso le 21.30, dopo aver cenato e chiamato la famiglia al telefono, Codecà uscì di casa col suo cocker per fare una passeggiata. Fece in tempo a caricare il cane in automobile quando qualcuno, nascosto dietro una siepe, gli sparò addosso un colpo di pistola. Il proiettile trapassò l’emitorace destro, perforò fegato, polmoni, cuore e non gli diede scampo. In tasca gli trovarono una lettera col timbro di Rapallo e un biglietto: «Caro Papà, ti faccio tanti auguri di buona Pasqua». Nei giorni seguenti, sui muri di Mirafiori comparvero scritte che inneggiavano all’assassinio: «Uno di meno», «Il primo è servito e altri ne seguiranno». Non erano ancora i tempi del terrorismo nelle fabbriche, ma della lotta di classe sì: la Cgil si affrettò a prendere le distanze da quelle vaghe rivendicazioni, condannando pubblicamente l’esecuzione. Il fatto è che Codecà, al di là del carattere mansueto, pareva un bersaglio improbabile per un assassinio politico: non si era mai esposto, non risultavano intestati a suo nome provvedimenti degni di vendetta. Era un uomo buono.