Screenshot 2024 10 01 at 10 11 46 Il playboy delle discoteche con lesigenza di uccidere La StampaMaurizio Minghella aveva imbrogliato tutti. Così, concessa la semilibertà, era tornato a colpire. Questa volta a Torino, dove era stato trasferito per lavorare come falegname per una ditta del Gruppo Abele. A quell’epoca, corresse parzialmente il suo modus operandi. Dimostrando di prediligere una categoria ben precisa di vittime: donne, nella quasi totalità dei casi prostitute, per lo più giovani e straniere.

Prima ne abusava sessualmente e poi le uccideva. Le donne venivano uccise per strangolamento o soffocamento. Tutti i cadaveri presentavano lesioni traumatiche vitali, prevalentemente al capo, conseguenti a percosse o all’utilizzo di un corpo contundente. In alcuni casi, i corpi esanimi delle prostitute sono stati rinvenuti parzialmente denudati e in parte bruciati. Ciò avveniva generalmente in luoghi appartati, immersi nella vegetazione. Anche alla luce della “professione” delle vittime prescelte.

Dapprima spogliava interamente le sue vittime – o le costringeva a farlo – poi le violentava. Talvolta faceva uso del preservativo che lasciava sulla vittima, come tra i capelli, sulla scena del crimine o comunque nelle immediate vicinanze. Solo una volta consumato il rapporto sessuale, Minghella metteva in atto il piano omicidiario.

Gli omicidi sono stati tutti commessi in giorni e orari compatibili con le prescrizioni inerenti al regime di semilibertà del Minghella ovvero prevalentemente nei giorni di sabato e domenica e in orari non coincidenti con quelli lavorativi vale a dire in occasione del rientro a casa dopo il lavoro presso la Cooperativa.