Screenshot 2024 10 01 at 10 57 11 tina motoc Cerca con GoogleMinghella si è macchiato, oltre che di omicidi, anche di alcune aggressioni in danno delle prostitute. Perfino negli episodi di violenza, il serial killer seguiva sempre il medesimo copione. Avvicinava le prostitute a bordo di scooter rubati e, dopo aver promesso un compenso elevato, si appartava con le stesse in un posto isolato, le immobilizzava e iniziava a picchiarle sferrando pugni. In qualche occasione, si avvaleva anche di un coltello per minacciarle verbalmente. La ferocia di Minghella, secondo le testimonianze, era nella maggior parte dei casi ingiustificata. In altri casi, invece, scaturiva dal rifiuto della donna di consumare un rapporto sessuale non protetto. Ad ogni modo, l’escalation violenta precedeva sempre la consumazione di atti sessuali.

In aggiunta, in tutti gli agguati Minghella sottraeva alle malcapitate la borsetta. Non soltanto per rubare il denaro, ma anche per inferirne le generalità e l’indirizzo. E, dunque, per imporre loro il silenzio. Dato che, in caso contrario, avrebbe saputo dove trovarle. E proprio le minacce e la frequente mancanza del permesso di soggiorno inducevano le vittime, prostitute per lo più extracomunitarie, a non denunciare l'aggressione.

Dopo essere state picchiate, tutte le prostitute venivano sottoposte a pratiche sessuali diverse, in prevalenza quelle sodomitiche. Quasi tutte le donne aggredite riferivano che Minghella aveva difficoltà a raggiungere l’orgasmo. Inoltre, il Travoltino della Valpolcevera aveva motivato la decisione di non uccidere le vittime in considerazione dell’assenza di sangue mestruale nelle stesse. Persino le aggressioni sono avvenute in giorni e orari compatibili con le prescrizioni inerenti al regime di semilibertà del Minghella.