Gli inquirenti che entrano in casa di Foffo si trovano davanti una scenaraccapricciante, molti fanno fatica ancora oggi a ripensare a quello che hanno visto. Prato viene trovato nella camera d’albergo in cui ha tentato di uccidersi ingerendo alcol e farmaci. Ha lasciato dei biglietti di addio per i familiari in cui, tra le altre cose, chiede che gli venga fatto un trapianto di capelli prima della cremazione e che gli venga lasciato lo smalto rosso sulle unghie. Ma Prato non è morto, portato in ospedale si riprende. E da subito non mostra segni di pentimento. A quel punto Foffo sta già raccontando tutto durante l’interrogatorio: lui e Prato hanno ucciso un ragazzo che neppure conoscevano bene, senza un vero perché. Non vendetta, non motivi economici, niente. È questo «il lucido abisso umano» di cui parlerà il procuratore generale della Cassazione, è questa l’inquietante verità che ha spinto lo scrittore Nicola Lagioia a raccontare questa storia e interrogarsi sul male (e quanto sia vicino a noi) in un libro, La città dei vivi, che poi è diventato un podcast e uno spettacolo teatrale.
Marco Prato si è tolto la vita nel carcere di Velletri nel giugno del 2017, prima della sentenza di primo grado. Ha lasciato un biglietto in cui si diceva innocente. Manuel Foffo, che aveva scelto invece il rito abbreviato, è stato condannato definitivamente a 30 anni di carcere, nel 2019. Lo scorso 23 gennaio, il giorno in cui era nato Luca Varani, la sua ragazza ha scritto un post su Facebook: «Non c’è giorno che passi senza che io pensi a te, ma solo perché non riesco a darmi pace che tu non sei più qui a illuminare il mondo con i tuoi splendidi occhi ridenti. (...) mi sembra ingiusto e impossibile pensare che ogni anno io ne compio uno in più e tu ne avrai sempre 23».
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Omicidio Luca Varani, il ricordo dell'ex fidanzata: "Se avessi saputo avrei cercato di salvarti"
https://www.romatoday.it/cronaca/omicidio-luca-varani-ricordo-marta-gaia-sebastiani.html
DoppioZero: Un delitto perfetto? / Caso Varani. Il movente c’è eccome!