Scatta l’allarme e in circa sei ore Marco viene fermato alla periferia della città per un normale controllo ma la polizia si insospettisce quando vede che il sedile è sfondato e ci sono tracce di sangue su tutti gli interni dell’auto. Nel bagagliaio trovano i vestiti ed il portafogli di Marika, oltre alla copertura del sedile anteriore imbrattato di sangue. Confessa subito l’omicidio ma appena arriva in carcere cerca di suicidarsi tagliandosi le vene con un pezzo di vetro. Viene soccorso in tempo e riesce a salvarsi.
Gli inquirenti sospettano che ci possa essere lui dietro gli omicidi irrisolti della zona. Le indagini portano a collegare Marco ad altri quattro omicidi grazie a gravi indizi di colpevolezza. Il coltello che dice di aver usato per uccidere Marika Zorzi è coperto di sangue ma non si adatta all’arma usata per ucciderla. Viene confrontata la sua scrittura con il biglietto lasciato sulla tomba di Renate Rauch e coincide, il biglietto è stato lasciato proprio da Marco. A casa trovano una giacca a vento verde e blu con macchie di sangue sulla tasca destra, giubbotto che non poteva essere stato indossato in estate per uccidere Marika Zorzi. In auto ci sono diversi articoli di giornale, soprattutto riguardo la morte di Marcella Casagrande. Una corda nel bagaglio fa ritenere gli inquirenti che possa essere coinvolto anche nell’omicidio di Renate Troger.