Privo di cultura, solo e certamente un po’ matto, abbraccerà movimenti indipendentisti e secessionisti di stampo razziale e razzista. Si avvicinerà infatti al gruppo “Ein Tirol” il quale spingeva per l’annessione dell’Alto Adige all’Austria; dal risentimento passerà alla misoginia, al vero e proprio odio per gli italiani: erano Il Male nel mondo, lui, la cura.

Il passato doloroso, i traumi subiti, l’isolamento e i lavori umili implodono bruciando quegli anfratti d’amore e comprensione che ancora pulsavano ascosi allo sguardo. Una corrente venefica spira impetuosa e cerca sfogo: minacciosa e implacabile trova respiro nell’avversione per il popolo del tricolore, dello stivale, della mamma, pasta e mandolino.

Tutto si riversa contro gli italiani, simulacro d’odio e obiettivo contro cui sfogare la propria rabbia. 

Scienze come la criminologia, la psicologia e psichiatria forense ci insegnano che laddove si dipinga il turbamento e il dolore sgorghi copioso, nulla si ripara da solo. Il libero arbitrio si palesa nella sua semplice essenza: curare con amore e lacrime o comprimere, tappare e dimenticare scegliendo nuove vie in cui il dolore si tramuta in altro.

Odio, rabbia, disapprovazione e cinismo sono spesso figliastri impazziti del dolore represso: spruzzano come acqua malsana da una fontana ormai in frantumi creando pozzanghere in cui l’uomo possa specchiarsi e vedere un mondo diverso. In Gamper il dolore per gli abusi del padre, il trauma originato dal suicidio del fratello e l’intero suo vissuto rimasero una ferita aperta che continuò così a spurgare un suppurante sentimento d’odio che pervase l’animo e la psiche di Gamper conducendolo a mutare in serial killer.