7 febbraio 1996, ore 17,30, Merano.

Fabio Vecchiolini, 32 anni, passeggia nel centro di Merano con la compagna Yvonne Sanzio, 36 anni. Un proiettile trafigge l’aria come ferale saetta e fende Fabio al centro della fronte; Yvonne reagisce: non vuole finire come bestia da cacciare e fugge spedita. La, dove un proiettile avrebbe potuto toglierle la vita, si stampa l’immagine del killer: è esile, dal viso magro e allungato, ha una barba incolta, capelli biondi e stempiato, occhi incavati. Ha circa 40 anni e sembra di Merano.

Qualcosa non va: un lieve sospetto, che fino al giorno prima si confondeva tra supposizioni, acquista l’irruente forza della certezza. Su Luca Nobile forse si è commesso un errore, lui dal carcere urla la sua innocenza ma la gabbia resta chiusa: troppo presto, troppe coincidenze, così il PM non lo rilascia. L’identikit fornito da Yvonne è completamente differente e arriva tra le mani della pubblica sicurezza con la velocità del vento di bora. Subito circola in una Merano nuovamente basita:

“ma quello è Ferdinand!”.

A pronunciare queste parole è un barbiere, compagno di classe di Ferdinand Gamper. Lo conosce, non parla nemmeno italiano; è un solitario e odia gli italiani. La testimonianza del barbiere viene dichiarata inattendibile. Peccato.