Gianfranco per mesi subisce pressioni da inquirenti, legali, carcerati e giornalisti per ricordare e confessare. Sostiene all’inizio di non ricordare poi inizia a fare delle supposizioni, tra luglio e agosto del 1996, a volte senza molta logica, descritte come sogni e visioni. Gianfranco dice di ricordare di una ragazza giovane, sui 22 o 23 anni, forse una studentessa. Dice che erano sul fianco mentre facevano l’amore e di averla strangolata nella foga del rapporto. Dice di averla lasciata nel cascinale per un giorno e di essere poi tornato per farla a pezzi. Racconta di aver fatto in tutto dieci pezzi, seppellendo poi i pezzi in giro.

Parla di Claudia. L’ha vista la sera della scomparsa e le ha scattato delle foto, facendo poi l’amore. Lei però aveva esagerato con la droga ed era morta di overdose, con una siringa nel braccio. Lui la sotterrò per paura di finire nei guai, visti i precedenti penali. L’autopsia dice che il corpo di Claudia ha segni di asfissia nel collo. Biljana l’ha vista mentre cercava un passaggio per Rosolina Mare un sabato di settembre del 1994. La relazione dura qualche giorno ma purtroppo una sera fanno un gioco erotico che finisce male. Biljana è morta, secondo le sue parole, mentre aveva un sacchetto in testa collegato con una corda alle mani legate dietro alla schiena.

Nel settembre del 1996 Gianfranco esce dal carcere insieme agli investigatori. Girano i fossi delle campagne di Padova e Verona e indica i luoghi di presunto abbandono del primo corpo sognato.

il 12 giugno 1997 in un canale di Merlara vicino a Padova trovano una coscia di donna in un canale. Appartiene al busto trovato il 3 luglio 1995 nel fosso di via Pegorare.