La Volvo 480 arriva al casello di Vicenza Ovest poco prima delle 7. Lei non fa segno al casellante mentre Gianfranco paga ma scende dall’auto e si mette a correre in direzione della pattuglia. Lei sa che c’è sempre una pattuglia in quel casello, conta su quello. I poliziotti scendono dall’auto e sentono urlare “Aiuto, fermatelo! Ha una pistola!”. I poliziotti si dirigono di corsa verso la Volvo e vedono un giovane elegante e la pistola ma è un giocattolo.

I poliziotti lo invitano a scendere e lui esegue. È tranquillo, non sembra preoccupato. Gabriele inizia a raccontare di essere una prostituta e che lui è un cliente, di essere stata sequestrata e stuprata e di aver temuto per la propria vita. Racconta di minacce e violenze subite con la minaccia della pistola. Lui racconta una versione diversa. Le ha offerto delle mele che lei ha mangiato usando anche un bel coltello tagliente. Gianfranco dice che i rapporti sono stati consenzienti, che lui non l’ha violentata o abusata. Lei si sarebbe alterata quando lui ha prospettato il pagamento in un momento successivo. A sua discolpa dice che non è stupido, se davvero avesse abusato di lei, non avrebbe mai imboccato l’autostrada. Gianfranco sa che in quel casello c’è sempre una pattuglia, sarebbe stato rischioso.