Claudia, Chicca per gli amici, ha 29 anni e da giovane sognava di fare la modella. È molto bella e ha un bel fisico. Conosce gli Stevanin da quando è piccola, i suoi genitori spesso vanno a lavorare nei loro terreni. Conosce anche Gianfranco di persona, hanno pochi anni di differenza. Viene da una famiglia numerosa e questo la condiziona molto. Finisce in brutti giri, diventa tossicodipendente e sieropositiva. Forse si è anche prostituita per pagarsi la droga, come purtroppo capita a chi soffre di queste dipendenze. Ha però un figlio piccolo, lasciato alle cure dei suoi genitori mentre lei vive con un nuovo compagno a Legnago. Frequenta spesso i giardini pubblici di Legnago, come molti altri tossici.
La sera del 15 gennaio 1994 dice al compagno di avere un appuntamento, così come lo ha detto agli altri del parco. Un uomo le ha promesso 15 scatole di Roipnol e dei soldi in cambio di alcune fotografie. Lei si trucca e si prepara. Mette un vestito nero molto scollato di ciniglia in un sacchetto ed esce verso le 22:30. Non tornerà mai più. La madre scopre che aveva appuntamento con Gianfranco, va da lui a chiedere informazioni. Lui dice che sì, aveva un appuntamento con lei ma lei non si è presentata.
Biljana ha 25 anni ed è serba. È molto carina e minuta, alta circa 1,50 mt. In Serbia ha un figlio che la aspetta. Lavora in una pizzeria a Rosolina Mare. Gianfranco dice di averla conosciuta sulla strada che porta da Adria a Rosolina Mare e di averle dato un passaggio. Il 18 settembre 1994 è scomparsa anche lei.
Carabinieri ed esperti, guidati dalla P.M. Omboni scavano e cercano in tutti i terreni degli Stevanin ma senza grande successo. Non capiscono se è una cosa positiva o no. Stanno quasi per arrendersi quando il 12 novembre del 1995 viene fatta un’altra scoperta. Il cugino di Gianfranco, Antonio De Togni, lavora nei terreni tra via Brazzetto e l’argine dell’Adige quando a una decina di metri dal letamaio intravede un sacco sospetto. Il sacco non è sotterrato abbastanza, è a meno di un metro di profondità . Chiama i carabinieri e questi arrivano di corsa.
La scientifica scava e trova un corpo in stato di saponificazione. È avvolto in un telo simile a quelli per coprire i rimorchi dei trattori. Il corpo è piegato su sé stesso, in due. L’autopsia non riesce a stabilire molto ma il medico legale nota qualcosa di strano. La zona pubica è molto decomposta, tanto da non riuscire ad individuare l’utero. Il medico è certo sia stato asportato perché la decomposizione di quella zona era incompatibile con il tempo trascorso sottoterra.Viene disposto il test del DNA che permetterà di capire dopo poco che il corpo è quello di Biljana Pavlovic.Tutto questo avviene nella seconda metà di novembre del 1995. Il gip aveva disposto la scarcerazione perché non pericoloso ma questo ritrovamento cambia tutto. Il nuovo gip conferma il carcere per triplice omicidio, anche se i corpi trovati fino a quel momento sono due.